L’opera e l’edicola sono state commissionate dalla Associazione figli di Don Angelo al pittore Gianfranco Battistella, gli studi storici sono di Anselmo Carabelli. L’ edicola che sorge sul terreno dei fratelli Rino e Gigi Turri all’incrocio di Via Pilatello con Via Dante è stata realizzata da Antonio Lo Fiego in collaborazione con Gigi Turri, benedetta da don Remo Ciapparella in occasione del 5° anniversario del dies natalis di Don Angelo Cassani. Il dipinto è realizzato su malta apposita, distesa su supporto di alluminio alveolare isolante e posizionato successivamente in loco.
Fino all’inizio del secolo si poteva ancora osservare sul muro dietro il ballatoio del primo piano della cascina Pilatello un affresco sacro di ottima fattura che, seppur deturpato dal tempo e dall’incuria rivelava un’opera del 1600 rappresentante: Madonna in trono col Bambino tra due figure ritenute essere un pastore con pecora in braccio ed un dignitario recante doni in una coppa d’oro ( f.3).
Un impianto compositivo complesso, che si pensava potesse riferirsi alla Epifania di N.S.Gesù. Ci si è sempre interrogati su quale significato attribuire all’affresco e in quale contesto fosse nato. Secondo Carlo Mastorgio il toponimo Pilatello della cascina offriva, nel merito, una interessante indicazione provenendo, il nome pilastrello, dalla definizione gergale o volgare data al miliare romano. Nella fattispecie in quella località doveva trovarsi un cippo miliare della via romana Como Seprio Novara come risultava dagli atti di studi specifici e scientifici in tal senso svolti[1] . Quando nel IV sec. il culto cristiano fu riconosciuto pubblicamente, i cristiani presero l’abitudine di posare su alcuni miliari una statua della Vergine, a ricordo del prodigioso evento mariano avvenuto presso la città di CaesarAugusta- Saragozza[2]. Naturalmente col passare dei secoli si perde il significato originale dei pilastrelli-pilatelli e quando in loro prossimità nascono le cascine ci si preoccupa di perpetrare il ricordo del miliare e della sua statua mariana, ormai ammalorata, con un affresco mariano. Questa dovrebbe essere l’origine del toponimo Pilatello, avvalorata dalla presenza sulla cascina della sacra immagine nella sua versione più recente del XVII sec. . Purtroppo le infiltrazioni, il tempo e l’abbandono hanno compromesso irrimediabilmente l’affresco. La premessa serve per evidenziare come fosse pressante nell’associazione il desiderio di far riemergere un frammento delle radici della storia cristiana delle nostre genti, ripristinando il messaggio insito nell’affresco. Messaggio ed affresco che seppure persi, con l’ausilio di alcune foto, potevamo ben tentare di riconoscere per riproporre in un dipinto simile all’originale. Sempre su via Pilatello ma in zona più visibile.
Fu possibile recuperare una sola foto a colori del 1982, di pessima qualità ed una del mese di luglio del 2010- (f.3). Questo ha consentito a Gianfranco Battistella ed allo scrivente una serie di osservazioni utili per la riproduzione artistica.
In tutto il disegno si apprezza un impianto prospettico centrale con il punto focale posizionato alle spalle della Madonna e del Bambino, eseguito su canoni noti ad un pittore padrone delle tecniche prospettiche. I personaggi: La Madonna è velata, assisa in trono, con corona d’oro del tipo che si può ritrovare nel quadro della cascina Molinello di Solbiate, il suo volto è circondato da un grande nimbo- aureola (f.4) di fattura medioevale interamente luminoso, la mano sinistra col palmo rivolto all’interno trattiene il bambino seduto in grembo ma col tronco eretto, la mano destra della Madonna è poggiata sul bracciolo del trono e ferma un rosario che pende e termina in una croce spoglia, il panneggio è molto ricco e movimentato. Il Bambin Gesu è nudo, senza nimbo, siede in posizione eretta, quindi non classica per una Madonna con bambino. La sua mano sinistra distesa, consente la posizione eretta del tronco, la mano destra del bambino, col palmo aperto verso chi osserva, offre diritti solo l’indice e il medio nel gesto del Cristo Pantocrator, che parla al fedele, ma con l’autorità del sovrano e questo ci riconduce ad un‘ opera di concezione più antica [3].
I Personaggi laterali sono due santi come si nota dal loro nimbo, più piccolo di quello mariano, ma sempre a luminosità intera che incornicia il capo e il volto, il personaggio di sinistra ha subìto il martirio come rivela il manto rosso su veste di pelo rustico. Giovanni Battista ( f.5) nella iconografia dei santi viene raffigurato con manto di pelo di cammello, recante un agnello. Il riferimento va al martirio subito per ordine di Erode ed all’episodio narrato nel Vangelo di San Giovanni 1,29 quando, il Battista vedendo Gesù venire a lui, esclama “Ecco l’agnello di Dio ecco colui che toglie i peccati del mondo” . Nell’affresco san Giovanni con la mano destra indica L’Agnello che ha in braccio e si intuisce che indica anche Gesù seduto sulle ginocchia di Maria.
L’altro personaggio, che si presenta con una coppa nella mano destra, è Maria Maddalena f.6. Nella sua iconografia viene rappresentata con balsamario di metallo nella mano e coperchio rigorosamente chiuso. Infatti dal Vangelo di S, Marco 16.1 ella risulta essere stata la prima annunciatrice della resurrezione di Cristo. L’essenza con la quale Maria Maddalena e le altre donne dovevano ungere il cadavere di Cristo rimase inutilizzata nella teca chiusa, perchè Cristo era risorto. Sempre nel personaggio della Maddalena si apprezza che il libro del Vangelo è trattenuto dalla mano sinistra ( f.7) in modo innaturale, mentre dovrebbe scivolare a terra per gravità.
Questo è da considerarsi un artificio pittorico medievale ed è noto come mano parlante. La mano che i santi posano sul libro è considerata infatti benedicente, in una accezione diversa dalla nostra attuale, rappresenta un invito a prendere coscienza del contenuto del Vangelo, perchè dice cose buone – dunque il santo con la sua mano posta in quel modo è bene-dicente. Veramente ci siamo stupiti della complessità insita nella lettura di questo affresco. Il pittore aveva accostato non banalmente tutte quelle sacre figure e i simboli. Un messaggio che possiamo così riassumere: ll Cristianesimo fondato sull’annunzio che Cristo è risorto è sintetizzato nella figura della Maddalena, protoannunciatrice della resurrezione di Cristo. Cristo è atteso nelle sacre scritture dal popolo ebraico e San Giovanni Battista indica in Gesù l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Ma ciò avviene perchè con l’annunciazione Maria accetta la volontà di Dio e può così presentare Gesù nel bambino che stringe maternamene a sè con la mano . Gesù bambino però in questo affresco parla al fedele con la autorità di un sovrano. Maria è rappresentata nella sua regalità, madre e protettrice della Chiesa
Benedetto XVI nell’introduzione al Compendio del catechismo della Chiesa Cattolica scrive: “anche l’immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. E’ indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà delle immagini, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico”[4].
[1] In atti del convegno su “ archeologia e storia nella Lombardia pedemontana occidentale – Varenna, Villa Monastero 1-4-1967.
In atti del convegno su “ Cairate e il Seprio nel medioevo – Cairate, Monastero di Santa Maria Assunta 16-17- maggio 1992
[2] Rif. “ un popolo in Cammino” sett 2010 pg 5/6
[3] Ci si avvale in questa lettura dei concetti mutuati da Chiara Frugoni in “ la Voce delle immagini” Pillole iconografiche del Medioevo Einaudi EditoreTorino –Marzo 2010
[4] Rif “ Osservatore Romano” del 26/6/10 articolo dal titolo “ Alzate gli occhi e guardate” a firma Timoty Verdon