(Testo di Anselmo Carabelli, componente della sezione culturale – Pro Loco)
La Pro Loco di Jerago consegna alla ammirazione dei concittadini l’affresco della Deposizione di N.S. Gesù. Il restauro è stato condotto dal Restauratore Claudio Veschetti di Azzate. Il recupero della parte muraria è stato portato a termine da Antonio Lo Fiego. L’intervento è stato finanziato dallo stesso sodalizio.
E’ ora possibile ridare alla comunità la fruizione di questo Bene strettamente legato alla nostra stessa vicenda. Questa Cappellina si è trovata, per circa 150 anni sul Percorso dei mesti cortei per il Camposanto, da quando per ottemperare agli obblighi imposti dalla legge napoleonica, il Cimitero dalla Vecchia Chiesa di San Giorgio fu spostato: prima a San Rocco come testimonia ancora la nobile Cappella Bianchi (in restauro) e poi nella attuale positura della località PIGNA. Una prima osservazione poteva far pensare che questa Deposizione fosse stata affrescata col preciso scopo di invitare i dolenti alla meditazione sulla grande attesa della Resurrezione. Da molti si riteneva poi che l’Edicola fosse stata costruita contemporaneamente alla Casa di Proprietà Pagani. Ne conseguiva che, essendo tale costruzione relativamente recente anche l’affresco fosse tale e le evidenti condizioni di degrado non degne di qualsiasi oneroso intervento di risanamento. Il Volto della Madonna era stato completamento cancellato, dalla devozione del Sig. Carlo Cardani –Carlascia, benefattore della comunità alla quale donò il terreno sul quale sono state edificate le scuole elementari. Questi, persona burbera ma molto buona e devota, nutriva grande devozione per tutte le immagini sacre e in particolare per questa Madonna addolorata, della quale tutte le mattine, all’alba, inginocchiandosi sul piccolo altare baciava devotamente il volto. Cancellato il volto, persosi anche molto del Corpo di Cristo Deposto, rimanevano però le stupende figure dei Santi, in particolare il volto dell’Apostolo Giovanni, le figure e i panneggi dei dolenti e delle pie donne che sicuramente non sfuggivano a quanti, dotati di sensibilità artistica, rifiutavano l’idea di quel degrado. Fu quindi affidato al concittadino Armando Vanzini un primo studio dell’opera che ne rilevava la pregevole fattura, “ …efficacia visiva nella immagine del Cristo, con il volto reclinato in scorcio ed il corpo riverso, dalla linea elegante e sicura . Anche le figure dei Santi posti a lato e dietro la figura del Cristo, sono ben eseguite ed evidenziano una buona interpretazione espressiva. Inoltre, tutta la composizione ha un andamento calibrato ed efficace, costruita su modulo piramidale secondo vari piani prospettici, sino al paesaggio di fondo dove si stagliano torri e fortificazioni più a carattere immaginario che realistico, incline ad un gusto nordico; comunque tutta la rappresentazione partecipa ed è in linea, con le indicazioni iconografiche della pittura devozionale lombarda del XVIII sec.”. Ne conseguiva che l’opera era pregevole e meritava un intervento. La Pro Loco, stimolata dal concorso E..P.T che finanziava una proposta di intervento sul territorio, incaricava lo scrivente, quale componente della sezione culturale, di preparare la documentazione relativa a questo intervento e partecipare al concorso. Il concorso non venne vinto, ma rimasero gli studi e i contatti. La sensibilità del Presidente e del Consiglio di Amministrazione della Pro Loco inseri’ tale progetto nelle priorità del sodalizio e il risultato è oggi apprezzabile. Naturalmente, rimane il desiderio di darci spiegazione del perché di un’opera tanto pregevole sul nostro territorio.
L’intervento di Lo Fiego ha evidenziato, data la particolare disposizione dei mattoni perimetrali ricoperti da intonaco, che l’edicola esisteva ancor prima della costruzione della Casa Pagani. Ne deduciamo che fosse anteriore, ma ignoriamo di quanto. L’analisi di Vanzini la retrodata al primo quarto del 1700. In tale epoca infatti, terminati i cicli dei “ Sacri Monti” ispirati da S. Carlo, i paesi si arricchiscono di Cappelline Devozionali e votive, che possano ricordare anche nel corso dell’anno i pellegrinaggi ai luoghi sacri. Non esistono tracce di archivio in ordine: alla data, alla committenza e all’esecutore. Mi è personalmente cara una ipotesi, che chi ha eseguito l’opera, non ignorasse il quadro dell’Epifania di Simone Paterzano nella chiesa della Certosa di Garegnano (Viale Certosa di Milano), i cui personaggi indossano panneggi simili, anche se più ricchi rispetto a quelli dei personaggi della nostra Deposizione. Non solo, conoscesse anche la Deposizione del Paterzano in San Fedele, che offre particolari di composizione, similari anche se da un angolo visuale leggermente diverso dal frontale. Il punto di aggancio potrebbe essere dato dagli stretti rapporti che i nostri Parroci intrattenevano con San Giovanni di Busto Arsizio a motivo della riscossione di affitti per terreni che la Parrocchia di San Giorgio possedeva in S. Giovanni. Nel 1700 il parroco Pozzi era nativo di Busto, lui o il suo successore, alla ricerca di un pittore per la Deposizione, avrebbero potuto contattare con facilità il pittore bustese Biagio Bellotti, Canonico di San Giovanni. Questi era uomo molto attivo ed energico tanto da scaricare con rabbia al grido di Piciurè vialtar, dall’alto dell’abside di san Giovanni che stava dipingendo, tutte le tempere sulla testa dei confratelli sacerdoti, che giù nel Presbitero, invece di recitar compieta, stavano criticando le sue pitture. Essendo il Bellotti impegnato contemporaneamente anche all’arricchimento pittorico della Certosa di Garegnano, declinando l’invito avrebbe potuto indirizzare il nostro parroco a qualche suo bravo aiutante. Questo aiutante, per l’occasione divenuto pittore della nostra edicola, avrebbe cercato di riproporre a Jerago non temi del maestro Bellotti, ma quelli del Paterzano che egli aveva ben conosciuti assistendo Bellotti nel lavoro della Certosa.