Comune di Alliarago – Cenni sulla antica origine

Allo stato delle ricerche il riferimento più antico a Jerago – Alliarago,  quale  comune, è da attribuirsi al “libro delle decime redatto fra settembre e dicembre del 1399 dal notaio Guarnerio de Ecclesia, in Busto A.”. La pubblicazione di questo documento giacente presso la biblioteca Capitolare di San Giovanni di Busto A., si deve a Pio Bondioli che lo pubblicizzò  nel suo libro Storia di Busto Arsizio del 1937. Il citato libro delle decime elenca le tasse che i possessori di terreni in Busto A. debbono versare alla Pieve di Olgiate Olona cui all’epoca il territorio di Busto appartiene. Tra questi possessori raggruppati in partite catastali, alla partita  N. 71  appare il comune di Alliarago nella sua qualità di possessore di 4 campi in quel di Busto A. L’indicazione di Alliarago quale comune, non è casuale, perché è definito nel documento Ente forestiero possessore di beni in Busto, unitamente ad altri enti quali: la chiesa di San Giacomo sempre di Alliarago, la Chiesa di santa Maria di Gallarate, la Casa degli Umiliati di Legnanello ed il Comune di Menzago. Tutti gli altri possessori elencati sono persone fisiche e tra di essi troviamo ancora possessori provenienti da Alliarago tali: un Abondio (partita 21)  e i suoi eredi (partita 180) – un Dariotus partita (107) uno Zanolo (part 360). La  notizia non è di oggi, perché segnalata a suo tempo anche dallo storico Mons. Eugenio Cazzani in Storia di Jerago nel 1977. A mio avviso quel documento richiede un’analisi più accurata alla luce di ulteriori conoscenze ed ipotesi non peregrine. L’epoca cui  rimanda il documento è l’epoca viscontea, approfondita in sede di storia locale nella sola ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia Visconti di Jerago. Se anche volessimo limitarci a questo ambito le sorprese nel merito non sarebbero poche, perché ci si accorgerebbe che una Visconti jeraghese è quell’Antonia che fu moglie del Barbavara. Il Barbavara aveva ricoperto la carica di primo Cameraio di Gian Galeazzo Visconti, corrispondente alla funzione di  “primo ministro” di una casa, quella dei Visconti di Milano, il cui dominio  si estendeva dalle Alpi fino alla Toscana. Morto questi, Antonia diverrà moglie del Carmagnola che al servizio di Filippo Maria, successore di Gian Galeazzo, fu il più grande e discusso capitano di ventura visconteo. Ciò potrebbe far riflettere che le nostre zone, i cui castelli di Jerago, di Orago e di Cajello facevano capo ad un ramo della  stessa famiglia, dovevano essere strategicamente importanti se pertinenti a personaggi di grande vicinanza con la famiglia ducale. Ma se i Visconti di Alliarago nel 1400 sono palesemente funzionali alla struttura militare milanese, dal documento in oggetto dobbiamo dedurre che essi  dividono il possesso del territorio con altre entità che, con accezione  moderna potremmo definire dotate di personalità giuridica autonoma: “il comune di Alliarago e la Chiesa di San Giacomo”, cosi come inequivocabilmente  testimonierebbe il potenziale atto di pagamento connesso al sopracitato libro delle decime dovute alla chiesa di Olgiate. Sul territorio sono altresì presenti persone fisiche, libere da servaggi, esse pure dotate di facoltà autonoma di possesso di terreno. Potremmo quindi dedurre che i Visconti di Jerago, che iniziarono la loro vicenda locale con Gaspero nel 1310, insediandosi nei pressi di quella che era una torre-recinto anteriore  poi trasformata in castello, abbiano dovuto rispettare le gelose autonomie di uomini liberi che vivono su  di un territorio che già è comune così come tale è definito  nel documento del 1399, cioè solo 89 anni dopo l’insediamento visconteo. Le persone  riunite nel comune di Alliarago sono i discendenti prossimi di quell’Ato e di quel Taudalaberto da Alliarago (per inciso l’indicazione più antica di Jerago come luogo)  che Carlo Mastorgio ha scoperto in un documento del 976 custodito presso l’Archivio Capitolare di Novara in qualità di testimoni di  atti di compravendita nel Seprio. Non si trascuri il fatto  che secondo l’ordinamento altomedioevale  per poter firmare atti simili era necessario essere uomini liberi, cioè possessori di una superficie di terreno non inferiore agli odierni 30.000 mq. e questo avveniva già nel 976, mille anni addietro.  Quanto sopra dovrà stimolare  ulteriori studi e ricerche.

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