Nel mese di Dicembre u.s. è stata benedetta da don Remo la statua del Buon Pastore, posizionata sul fusto di una colonna dal capitello dorico, ubicata nel giardino della Canonica presso l’angolo di sinistra della piazza della Chiesa. Autore lo scultore jeraghese Fabrizio Milani, committente l’associazione Figli di Don Angelo.
L’opera nasce dal desiderio di Don Remo di onorare la memoria dei parroci di San Giorgio, già elencati nella loro sequenza cronologica dagli studi del Cazzani. L’Auspicio è stato espresso nel corso dell’ omelia di una domenica in Albis (prima domenica dopo Pasqua). Il buon Pastore, che rappresenta la figura di Gesù, è sempre stato il riferimento amato da ogni sacerdote, quando, inviato nella Parrocchia per mandato dal Vescovo vive ed offre la sua vita per i parrocchiani che gli sono affidati. Quindi sarà significativo completare questo monumento con la lapide dove verranno incisi i nomi dei nostri parroci..
La statua originale del Buon Pastore è una delle prime raffigurazioni di Gesù e si trova attualmente nel Museo Pio Cristiano presso i Musei Vaticani. Così in sintesi è descritta dal Cardinale Gianfranco Ravasi in ”le meraviglie dei musei vaticani “da pag. 122 e seg. :
“ questa statua è uscita dal frontale di un sarcofago del III-IV sec., proveniente dalle catacombe di San Callisto e, con un ritocco, è stata avviata verso vita autonoma”. Dall’esperienza del popolo ebraico “fiorisce il simbolismo pastorale con la relativa applicazione teologica al Signore che è chiamato nel nuovo testamento il Pastore grande delle pecore. In questa immagine due sono le componenti fondamentali. Da un lato, il pastore è la guida del gregge, come dice il Salmo 23: il suo bastone e il il suo vincastro danno sicurezza e guidano attraverso la valle oscura. O come dice Gesù (Giovanni 10,3-4) il pastore deve condurre il gregge all’ovile e le pecore ascoltano la sua voce e lo seguono. Il pastore è comunque il compagno di vita e di viaggio del suo gregge. Egli non mette in salvo prima se stesso, non si sfama e si disseta indipendentemente dal suo gregge, bensì ne condivide l’esistenza. Il buon pastore è colui che conosce e ama il suo gregge . E’ su questo modello che devono esemplarsi anche i pastori della Chiesa, a partire da San Pietro che riceve la missione di pascere le pecore del gregge di Cristo (Giovanni 21,15-1-4.)”
Il concilio Vaticano II l’8 dicembre del 1968 si rivolgeva agli artisti con questa nota:
“il Mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che mette gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione”.
Da questa statua che è conosciuta anche come il Bel Pastore speriamo provenga questo messaggio di unione fra le generazioni di cristiani e i loro parroci che hanno avuto la ventura di vivere in questa nostra parrocchia.
Note tecniche sulla statua.
Autore Fabrizio Milani– giovane scultore con studi quadriennali e tesi svolti presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ci piace anche sottolineare come per parte paterna sia di origini besnatesi e per parte materna jeraghese.
L’opera è stata realizzata in argilla con la classica tecnica di modellazione su armatura. Dopo essere stata modellata e svuotata al suo interno raggiungendo uno spessore di circa due centimetri, così da evitare rotture durante la cottura, è stata ricomposta e colorata con smalto ceramico. La scultura è realizzata con una ceramica chiamata Galestro, terra utilizzata in toscana per la realizzazione di grossi vasi ed orci da lasciare all’esterno, terra molto resistente ad urti e ad agenti atmosferici assicurando così una maggiore durata all’opera.
La collocazione sul capitello ed il consolidamento della struttura sono di Antonio Lo Fiego.