Gli articoli di seguito riportati, scritti contemporaneamente all’evento sono tratti da: il settimanale- Vita popolare, a firma del Canonico gallaratese Don Luigi Tognola; dalla Cronaca prealpina del 23 agosto 1927 e dal libro delle cronache parrocchiali (il riadattamento con note e spiegazioni è di Anselmo Carabelli – si consiglia di leggere prima il testo e poi le note).
“Chi scrive ha conosciuto la vecchia Chiesa ed ha dovuto ripetute volte sperimentare che non bastava più per una popolazione jeraghese, che negli ultimi decenni era enormemente aumentatata. E’ vero che i predecessori avevano ampliata la chiesa, ma non passavano molti anni e ben presto la capienza risultava ancora insufficiente. Quando l’attuale Parroco Don Massimo Cervini, venne ad Jerago per iniziarvi il suo fecondo Ministero nel 1917, sua Em. Il Card Ferrari, di santa memoria, non gli aveva taciuto che da novello Parroco si sarebbe misurato col grave problema di dare alla popolazione una Chiesa sufficientemente amplia. Ma don Massimo non si turbò, e con la prudenza propria di chi è agli inizi di un vasto compito, volle indagare la fattibilità di un ulteriore ampliamento, affidando la realizzazione di un disegno di massima a don Locatelli Parroco di Vergiate (disegno n. 1). La popolazione jeraghese era stanca di ripieghi provvisori che riguardassero la vecchia chiesa. D’altronde si sentiva capace di dimostrare al proprio parroco che lo avrebbe sostenuto con ogni sforzo ed ogni sacrificio s’egli si fosse addossato una responsabilità che poteva pur sembrare temeraria. Jerago ad una intera voce volle il disegno di una chiesa interamente nuova (foto 2). Don Massimo che non si aspettava tanto, non esitò un sol giorno a concepire un piano così grandioso. Il disegno fu steso dall’ Arch. Prof Oreste Benedetti, tempra magnifica di vero artista cristiano. La popolazione ne fu entusiasta e fu destinato per l’edificazione un vasto appezzamento del beneficio parrocchiale adiacente alla canonica. (qui si tralascia per brevità la descrizione della nuova chiesa, con un solo accenno alla navate da cui trarremo alcune osservazioni). Le navate laterali sono divise da una doppia linea di colonne che sorreggono gli archi delle campate, che sono attualmente tre (n.d.r. come lo sono tuttora 2012) ma che potranno aumentare quando verificandosi nuove necessità, si ritenesse necessario allungare la chiesa. I Lavori sono stati compiuti sotto la direzione del Prof. Benedetti, dal capomastro Giuseppe Bianchi di Jerago. Ed i mezzi, d’onde sono venuti? La domanda non è oziosa solo se si pensa che sono state spese fino ad oggi circa 500.000 Lit.. La risposta l’ho avuta dalla bocca del parroco, domenica scorsa quando mi sono recato da lui per avere un po’ di notizie per questo mio articolo. “Ritenga -mi disse-che la chiesa nuova è stata costruita aere pauperum (con i soldi dei poveri). La mia popolazione è quasi esclusivamente composta di contadini e di operai. I ricchi qui si possono contare. Eppure questi lavoratori hanno saputo fare miracoli di generosità. Quando si decise di cominciare, io avevo raggranellato a furia di economie una piccola somma, ma era ben ridicola cosa nei confronti della spesa che s’andava ad incontrare. Ma fin dagli inizi dei lavori in una settimana sola il mio popolo,famiglia per famiglia, s’è obbligato a darmi 100.000 lire in cinque anni. E poi si è ricorso alle solite iniziative. Ho impiantato un cinema, pesche di beneficenza, talora lotterie, trattenimenti benefici. Mi sono venute offerte in natura: materiale da costruzione di buona qualità e in buona quantità. Il pulpito, le porte sono regali di generosi. E c’è stato sempre quell’afflusso continuo anche modesto, di offerte, di doni, tanto più preziosi e confortanti in quanto mi assicuravano che il mio popolo non rallentava il suo entusiasmo per la sua Chiesa e la Provvidenza visibilmente favoriva e benediceva quest’opera, ch’è tutta volta per la gloria di Dio e pel bene delle anime. Vorrei affidarle il nome di tutti i buoni, che hanno dato, non perché il loro nome figurasse sui giornali, ma solo con alto sentimento di amore alla loro Fede, orgogliosi, contenti solo di avere assicurato ai loro figli, ai posteri una Chiesa degna di questa Jerago tanto buona ancora e tanto religiosa”. Il buon Parroco mi parlava con tanto fuoco di quello che ha saputo fare la sua popolazione, che si era perfino illuminato nel volto, solitamente pensoso ed austero. ….
Ad ogni modo Jerago saprà nelle prossime feste non solo esultare per l’inaugurazione della sua nuova chiesa, ma anche dire la parola del proprio affetto, della sua riconoscenza per quanto egli ha fatto. Ed è stato un pensiero felicissimo di accoppiare in una festa unica l’inaugurazione della nuova Parrocchiale, ed il ricordo della duplice ricorrenza del 25° di sacerdozio e del decennio di Parrocchialità di Don Massimo.” (a firma Can. Don Luigi Tognola)
PROGRAMMA DEI FESTEGGIAMENTI
Sabato 20 agosto ore 18.30 : ricevimento di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo, benedizione solenne della nuova chiesa e dei simulacri del S. Cuore e di San Giuseppe- Funzioni della Visita Pastorale.
Domenica 21 agosto: ore 7 – S. Messa di Sua Eminenza con comunione generale- ore 10.30 Messa giubilare di Don Massimo Cervini con assistenza pontificale di Sua Eminenza- ore 15 S. Cresima- ore 17,30: Vesperi, offerta della cera- Processione solenne coi simulacri della B. Vergine e di San Giuseppe.
Lunedì 22: ore 10,30 Messa pontificale di Mons. Dott Claudio Nebuloni, canonico della Metropolitana, ore 17.30 Processione solenne col SS. Sacramento – ore 20 concerto musicale
Dalla cronaca prealpina del 27- 8-1927
“Un rito di amore e di fede celebrato fra il popolo Jeraghese dall’eminente Presule Card. Tosi di Milano”
Sabato…… la bella zona collinare di Jerago che va dalla ferrovia al Castello, in tutta la sua vastità, si è presentata ancor più suggestiva nella festosità della fantasmagoria dei colori, nella genialità degli addobbi. Sino dal primo casolare che segna il limite estremo del comune verso Cavaria, il cui proprietario aveva eretto un moderno quanto grazioso arco di trionfo e di saluto all’ospite illustre, fino all’altro versante della collinetta tutto era addobbatissimo, senza interruzioni e senza parsimonia. Finito il rettilineo che porta alle officine Reina e imboccando la salita che porta alla Chiesa, ci siamo di colpo e con sorpresa trovati dinanzi ad una superba ed ammirevole costruzione medievale. Un alto ed armonico ponte, con le torrette laterali ed i suoi merli caratteristici per la difesa, feritoie e campane di allarme, opera accuratissima e di ricca fattura, tutta in tela dipinta ma saldamente fermata in ampia costruzione, tanto da permettere ai fotografi ed operatori cinematografici di stare comodamente istallati nella parte centrale arrivandoci dalla scaletta della torre.
Sotto questo ponte con storici stemmi e lampioni è stato ricevuto con solennità ed entusiasmo S.E il Cardinale Eugenio Tosi dalle autorità civili e religiose (si omette il lungo elenco), la Musica locale, le Associazioni ed una folla di popolo. Da questo punto e da tutte le strade convergenti la Piazza della Chiesa si è presentata la graziosissima visione dell’addobbo. Panneggi di ogni colore, tappeti e banderuole, tricolori di seta, di cotone, e di carta, lavoretti graziosi e ricami pazienti delle gentili mani di fanciulle, pennoni e labari, tralci di alloro e altissimi pini, decorazioni in oro e argento, capunnucce in verde con fontanelle, cappellette mariane in sasso, addobbate con fiori veri e finti, collane di lampade elettriche… Tutta la produzione geniale della fantasia femminile, che tanto aveva lavorato alla buona riuscita della accoglienza. .
L’eminentissimo è passato in questa visione spettacolosa tutto ammirando, elogiando e benedicendo la folla genuflessa nel sentimento più sincero della fede e dell’amore. A piedi circondato dalle autorità ha raggiunto la chiesa. All’entrata, una graziosa bimbetta, Luigia Fontana, ha con bel garbo recitata una poesiola di saluto, guadagnandosi la paterna carezza del Presule, il quale è poi entrato nella nuova Chiesa per i riti previsti.
14 sett. 1932 consacrazione della Chiesa ad opera di S.E. il Cardinal Ildefonso Schuster
(dal libro delle cronache parrocchiali)
Le SS Reliquie, che verranno racchiuse nell’altare maggiore per la conservazione, sono esposte alla venerazione dei fedeli, in apposito altare eretto nella Vecchia Chiesa. Durante la notte, le confraternite, le associazioni cattoliche e buon numero di fedeli si danno il turno per la veglia alle SS Reliquie. Alle preghiere sono intercalati i canti: alle 3 (della notte) di mercoledì 14 settembre Sua Eminenza tra i primi è già prostrato in venerazione alle SS Reliquie. Indi si inizia la suggestiva e grandiosa cerimonia della consacrazione della Chiesa. Il corteo dei sacerdoti e dei confratelli si avvia alla nuova chiesa, il cui piazzale è già gremito di popolo. Dirige la cerimonia l’ostiario Beretta. Fin dall’inizio anche il pubblico può assistere alla funzione disponendosi nelle navate laterali. La lunga cerimonia della durata di tre ore viene compiuta con prontezza e agilità da Sua Eminenza, che sembra non sentire la fatica, mentre gli apparati, don Carlo Macchi di Montonate e don Eugenio parroco di Solbiate Arno, stentano a seguirlo nei movimenti. Aiutano anche i Parroci di Quinzano e di Orago, mentre il parroco don Massimo e quello di Besnate attendono al canto. Dopo la consacrazione della chiesa Sua Eminenza celebra la Santa Messa, durante la quale viene distribuita la comunione ad oltre 700 fedeli. Come cronaca si potrà ricordare che le croci in marmo affisse sui muri furono donate dal Sig. Emilio Rabuffetti e che, a ricordo dell’evento, fu scolpita l’iscrizione posta sul fondo della Chiesa a destra (per chi esce) del portone di ingresso .
Verso le 7 del giorno 14 Sua Eminenza, nella chiesa testè consacrata, impartirà la S.Cresima a 69 bambini e 44 bambine , tenendo un affettuoso discorso. Poi partirà per Milano. Ritornerà verso le ore 16, rivolgendo all’intera popolazione la sua paterna parola di vita.
Tra gli applausi e le benedizioni della folla, che lo accompagnerà fino allo sbocco del paese, partiva alla volta di Orago, per compiere anche colà la sua visita pastorale.
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