Descrizione (testo A. Carabelli)
La cappella funeraria Bianchi sorge in prossimità della seicentesca chiesa di San Rocco. Presenta una struttura architettonica semplice, a pianta rettangolare decorata esternamente a bugnato solo leggermente accennato. Costruita verso il 1820 per la famiglia milanese di Giacomo Bianchi e Giuseppa Bordini: genitori di Giulio Cesare committente dell’ edificio e marito di Carolina Besozzi, nipote di Pietro Verri. I Bianchi prendono domicilo a Jerago, per aver acquistato il castello ed edificano presso il camposanto locale la propria cappella funebre, secondo l’uso della nobiltà milanese. I decori interni vengono affidati ai più noti scultori milanesi dell’ Ottocento che operano prevalentemente all’Accademia di Brera. Internamente nella parte alta Pompeo Marchesi esegue un “genio funerario”. Il monumento per Giulio Cesare Bianchi è collocato nella nicchia centrale nobilitata dall’Angelo, opera di Antonio Tantardini 1864. A destra dell’Angelo il sarcofago di Ippolita Bianchi Gori, eseguito su disegno dell’architetto Maffioretti. Il busto di Ippolita Bianchi Gori morta nel 1876 si trova presso l’asilo di Jerago a lei dedicato.
La cappella presenta ai quattro angoli i busti dei defunti della casata: Busto della prima moglie di Giulio Cesare, Ippolita Caccia Dominoni, scultura di anonimo. Busto della seconda moglie, Carolina Besozzi, ad opera di Giuseppe Croff. Busto del fratello Giovanni Battista, scolpito da Pompeo Marchesi, dedicato dallo stesso scultore con motto all’amico. Busto, della sorella Giovanna di Giulio Cesare, opera di Tantardini verso il 1871.
