Don Massimo Cervini Parroco di Jerago dal 2/8/1916 al 3/5/1945

Ricordo di un  parroco vissuto nella nostra comunità tra le due guerre

in occasione della traslazione avvenuta in data 6 aprile 2009 dei resti mortali dalla originaria tomba nel cimitero di Jerago alla Cappella (ex Zeni) che il Comune ha destinato ai sacerdoti defunti.

Biografia di Don Massimo Cervini

Nato a Castronno  il 28 aprile 1879

Ordinato sacerdote dal beato Cardinal Ferrari il 24 maggio 1902

Inviato dallo stesso cardinale quale coadiutore a Sesto Calende

Dal 6/12/1906 inviato coadiutore a Somma Lombardo

Nominato parroco di Jerago il 2 agosto 1916

Ottiene il regio placet[1]in data 6 febbraio 1917

Fa il suo ingresso in parrocchia la domenica 18 febbraio 1917 in forma non solenne, in considerazione della difficile e triste situazione bellica che causava vittime anche nelle nostre famiglie.

Il piccolo borgo di Jerago con Orago a seguito dell’industrializzazione indotta dall’avvento delle ferrovie, prima, e dalla distribuzione della corrente elettrica dalla centrale di Vizzola, ebbe un  vigoroso sviluppo demografico che si rileva nell’osservare come dai 1085 abitanti del 1907 si arrivi ai 2037 del 1944. L’impegno di integrare interi nuclei familiari, attratti delle industrie locali, il grave disagio bellico e postbellico  segnato dai lutti per i caduti al fronte,  l’acuirsi di fermenti sociali che accompagnarono lo sviluppo industriale, offrono un quadro preciso delle specifiche difficoltà nelle quali Don Massimo Cervini si trovò ad operare nello svolgimento della sua missione di Parroco di Jerago.[2]Non dimentichiamo anche l’impegno profuso nella educazione maschile e femminile, nel far nascere gli oratori, coadiuvato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e l’attenzione verso il nuovo fenomeno della occupazione femminile [3]. Nel primo ventennio del secolo scorso si stava diffondendo una spiccata tendenza massimalista fortemente atea ed anticlericale estranea alla componente socialista locale (si rimanda ancora a nota 2) . Nel 1922 per rispondere alle esigenze di una popolazione ormai raddoppiata affronta la costruzione della nuova chiesa di San Giorgio, che iniziata nel 1923 viene ultimata nel 1927, è un’opera eccezionale per impegno forse l’unica chiesa nuova edificata nel gallaratese in quel periodo di crisi economica.  Ma dal 24 in poi con l’avvento del fascismo in partito unico si prospetta per la Chiesa e quindi anche per la nostra parrocchia una nuova emergenza insita nella natura totalizzante di un regime che avocava a sé tutti gli elementi formativi della gioventù, a partire dall’inquadramento paramilitare dei piccoli: balilla, figli della lupa, avanguardisti, giovani italiane ecc., colonie elioterapiche. Ai quei potenziali pericoli la Chiesa si oppose difendendo con fermezza gli oratori, le associazioni cattoliche e le confraternite,  tenendo viva nei giovani e nelle famiglie l’educazione cristiana alla libertà ed alla responsabilità. Una Chiesa viva e amata che diverrà un punto saldo di riferimento dopo la caduta del regime nel 43, quando molte certezze basate su fragili e falsi  orpelli si riveleranno tragicamente false. Al  fine di confermare storicamente l’impegno di don Massimo verso l’educazione cristiana del suo popolo, rileviamo gli indirizzi dati al parroco dal Cardinale Ildefonso Schuster e le  considerazioni sul suo operato, emessi nel corso delle  visite pastorali:

13-14 settembre 1932 (fonte: decreti emessi in calce alla visita pastorale): “quanto alla gioventù maschile, abbia di mira sig. Parroco, che al più presto si abbia un regolare oratorio e intanto faccia del suo meglio per assistere i giovinetti che raccoglie nella Chiesa, facendosi coadiuvare da cooperatori e dalle rev. de Suore .”

26-27 ottobre1938 (fonte relazione alla visita): “Dopo aver visitato la Chiesa, l’eminentissimo  visita l’Oratorio Maschile, l’Oratorio Femminile e l’Asilo”

Nella relazione a tale visita si legge: “Sua Eminenza al Vangelo ha dato un commovente addio alla popolazione, dicendosi lieto di quanto ha trovato in parrocchia, specie riguardo agli Oratori ed alle Associazioni in piena efficienza” .

14-15 marzo 1944 (ultima visita del Cardinale vissuta dal nostro parroco don Massimo- relazione della visita) “ Sua Eminenza dopo aver adorato il SS. Sacramento sale il pulpito e dice della relazione mandata dal parroco, che ha letta e riletta e trova che la parrocchia è un giardino fiorito, il cui merito si deve, dopo Dio, al giardiniere.”[4]

E fu allora dal ’43 che  don Massimo  seppe esercitare quella funzione di autorevole e prudente consiglio che impedì gravi lutti, in specie quelli legati a lotte fratricide che aprono ferite difficilmente sanabili. Il Signore volle chiamarlo presso di sé improvvisamente mentre tornava in bicicletta da Albizzate, dove si era recato per le confessioni, era il 3 maggio 1945. Forse il suo compito di accompagnare indenne il nostro paese in momenti così tragici era veramente finito e poteva dirsi compiuto.

La memoria della vita di don Massimo risiede nei ricordi che ogni famiglia custodisce gelosamente dentro di sé e tramanda, ma la memoria collettiva non può far a meno di raccontare ai posteri l’episodio della difesa delle nostre campane. In ottemperanza al Regio Decreto 23 aprile 1942 si era fatto obbligo di consegnare 600 kg di bronzo, perciò erano state rimosse posandole a terra la quinta e la quarta campana, le piu grosse. Lasciate comunque in custodia al parroco in attesa del  ritiro. Ma sia per l’opposizione del parroco alla requisizione, sia per il rifiuto, su consiglio del parroco, del sig. Tondini  Paolo, titolare di impresa di trasporti, di prelevare le campane del suo paese e consegnarle alla fonderia Bianchi di Varese, queste rimasero nel cortile dell’oratorio (attuale sedime dell’Auditorium). Il caos amministrativo seguito all’8 settembre 1943, consigliò prudentemente di nasconderle interrandole vicino alla chiesa vecchia, nel luogo dove anticamente vi era il cimitero e così furono salvate. Gli avvenimenti vollero che il Parroco dopo il 25 aprile ’45, ormai a liberazione avvenuta facesse riposizionare le campane sul campanile.

Il 3 maggio 1945  le campane, tutte finalmente ricollocate nella cella campanaria, daranno i loro primi rintocchi, purtroppo mesti rintocchi, per segnalare alla popolazione la  morte  del Parroco Don Massimo Cervini.

(il presente testo è stato redatto da A. Carabelli con riferimento: all’Archivio Parrocchiale di Jerago, al testo di E. Cazzani “Jerago la sua storia”, al testo di  Mons. Francesco Delpini “Aggiornamenti a Jerago la sua storia”, al testo ai A. Carabelli “Jerago con Orago- un secolo coi suoi protagonisti”, al testo di A.Carabelli ed E.Riganti “Vita di un Borgo nell’alto Milanese – Le ricette della nonna”).

[1]All’epoca, anteriormente al Concordato, i Parroci  designati dal Vescovo, prima dell’insediamento dovevano ottenere il consenso del regio ministero di Grazia e Giustizia

[2]Per meglio conoscere gli avvenimenti di quegli anni si legga di A. Carabelli  in “Jerago con Orago –Un secolo con i suoi protagonisti,  Macchione editore 2008 nota n. 7 pag. 44-45-46

[3]Archivio Parrocchiale, liber cronicus vol. 1 p.p. 123-124 anno 1921 in esso Don Massimo Scrive “ per salvare almeno la donna dall’organizzazione socialista, si è tentato di riunire le nostre donne Nella Unione del Lavoro ed a tale scopo molto si adoperò il sig. Gallazzi dell’Unione di Gallarate. Si riuscì ad organizzare quasi tutte le operaie della ditta Carabelli e tutte le nostre operaie  che lavorano a Besnate ed a Cavaria…..”

L’oratorio maschile all’inizio fu in via G. Bianchi, affittando uno stabile di proprietà di Felice Riganti, cortile per giochi e sala teatro. All’ingresso di tale cortile campeggiava una edicola della B.V. della Salette . Dal 1927 si trasferirà nella chiesa vecchia dismessa al culto, dopo l’edificazione della nuova chiesa di san Giorgio. Sul sedime oggi occupato dall’Auditorium sarà costruito un campo di calcio , dotato anche di giochi per ragazzi quali il famoso passo volante.

[4]Cazzani “ Jerago “ pag. 114

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