Alla mia cara signora maestra (Sig.ra Giannina Cardani Magistrali)

Se mi avesse dato questo tema, da piccolo, quando negli anni cinquanta ero suo allievo alle elementari, assieme ed altri trenta coetanei, probabilmente mi sarei piantato sul banco, per ore a succhiare la cannuccia della penna, a guardare l’intelaiatura della finestra, per cercare di rimediare quelle poche misere e stiracchiate righe, che solo la sua grande bonta’ avrebbe potuto premiare con un 6 meno meno. Oggi, quando penso a quegli anni gioiosi trascorsi, seguiti amorevolmente dalla sua presenza in classe, tale é la folla dei ricordi che affiora alla mente, che duro fatica ad organizzarli e dubito di renderLe quell’omaggio e quella doverosa gratitudine per avere guidato, nel rispetto della libertà e delle tradizioni della mia famiglia, i mie anni più belli. Mai fu traumatico l’incontro con la sua persona. Quella scuola, che pur copriva quasi l’intero arco della giornata, con la sua mediazione di brava e paziente mamma ci guidava nel modo piu’ semplice verso ciò che per noi cominciava ad essere il Sapere. Ma se una cosa abbiamo appreso, oltre al saper far di conto e allo scrivere, questa fu il rispetto per tutto quanto aveva permeato la  società locale: la famiglia e la religione.  Eravamo piccoli, ma grazie a Lei conoscevamo già qualcosa di Manzoni, dei Promessi Sposi, di Dante, per non parlare dell’epopea del Risorgimento concluso con la I^ Guerra mondiale, nel corso della quale erano periti al fronte due suoi fratelli. E da lei veramente fu corretto apprendere quell’amore per la Patria, che culminò in classe con la festa per la liberazione di Trieste alla quale ci eravamo preparati con la canzone di “San Giusto”.  Amore di patria, che avremmo scoperto strumentalizzato in negativo o in positivo, ma comunque mai nella corretta dimensione. E quando, molti anni dopo, con i figli alle elementari, dovetti inutilmente difendere il diritto ad un segno di croce, prima di entrare in classe, veramente, con immenso affetto, ripensai a Lei, a quelle letture del Vangelo che ci faceva in Quaresima, ai fiori appena recisi coi quali le compagne ornavano l’immagine della Madonna, che ci proteggeva da dietro la sua cattedra.  E quanta innocenza in quella piccola astuzia di spostare i piu’ diligenti in fondo alla classe, il giorno della visita del direttore, perche’ interrogando questi, quelli che solitamente, dal posto che occupavano, dovevano essere i meno diligenti, rimanesse piacevolmente soddisfatto dalle risposte. Belli e spensierati, quegli anni, cara signora Maestra, così come immensamente triste fu quel giorno nel quale dovemmo accompagnarLa al Camposanto in una lunga e interminabile fila di ex allievi che da poco Lei aveva licenziati. Ma così come non mancheremo mai di recitare una preghiera sulla sua tomba, non potremo mai dimenticare il suo dolce e materno insegnamento.

Con filiale rispetto e ricordo

suo dev.mo Anselmo Carabelli

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