Ricordi di Don Angelo Cassani

La conoscenza con Don Angelo Cassani avviene a motivo della mia funzione di contabile della parrocchia e quindi ho modo di essergli vicino, nei suoi ritagli di tempo. La mattina dopo la Messa quando riesco a strappargli alcuni dei suoi preziosi momenti per sbrigare quella serie di pratiche burocratiche che è necessario adempiere perché la parrocchia non faccia una cattiva figura da un punto di vista amministrativo. Mi spiego: che le bollette siano pagate, che le tasse siano pagate e via elencando senza che avvengano spiacevoli inghippi. Che i conti siano in ordine. A me che sono un uomo di formazione tecnico economica per necessità di lavoro, ma amo molto gli studi classici per passione, onestamente, l’dea di muovere scartoffie anche in parrocchia, non piace molto, ma i colloqui che si fanno mi fanno apprezzare che il mio è un servizio alla Chiesa, che è estremamente utile, perchè la serietà e la segretezza della amministrazione sono indispensabili ad una corretta testimonianza cristiana, in un campo, quello economico, dove non è facile separare il giudizio di buona amministrazione privata, da quello finalizzato al servizio della missione cristiana.

Quante volte mi sono trovato oggetto delle domande o degli interrogativi di comparrocchiani, che conoscendo la mia posizione, volevano sapere cose o  solo progetti, che fino a quando non fossero stati resi pubblici, dovevano rimanere nella discrezione dei pochi che ne fossero a conoscenza. Essere presente a discussioni o a giudizi anche malevoli nei confronti del mio parroco, senza poter interloquire per quel necessario criterio di segretezza che si chiede ad un buon segretario è doveroso, ma assai difficile Quindi e´ stato in funzione di questa dote che ho potuto godere della stima del don, per i lunghi anni della sua permanenza nella mia parrocchia e quindi osservarlo da un punto di vista  privilegiato.

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Ma debbo dire che la sua vicinanza, ha permesso a me di maturare molto nel mio essere cristiano. Infatti ho potuto apprezzare cosa volesse dire  praticare ciò che in teoria da sempre veniva insegnato. Ho potuto apprezzare l’attualità del Vangelo nella quotidianità: non è necessario essere eroi, la perseveranza nella fedeltà alle proprie scelte è estremamente importante. Ogni scelta cristiana, non è data per sempre, ma   deve essere confermata ogni mattina. La deve confermare il sacerdote, il consacrato, la deve confermare colui o colei che hanno scelto di condividere con una sposa od uno sposo la propria vita.

Nulla di ciò che accadeva veniva sottovalutato, ma tutto doveva avere un riferimento al nostro essere cristiani. Un prima e un dopo Cristo. Cristo è Risorto e questo vuol dire tutto per il cristiano: da li´ nasce la nostra fede.

Ma è bene procedere con ordine.

Quando Don Angelo si presenta lo sento affermare che lui non vuol essere il gestore della parrocchia, ma vuole vivere con noi insegnandoci a vedere il volto di Cristo nei fratelli, e facendo cio´ vuole  riconoscerLo lui stesso. L’uomo vale per quello che è e non per quello che fa o che sa fare.

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Sono concetti questi che è molto facile dire, ma chi non é portato ad ammirare solo chi ha successo nella vita e a fare del lavoro e del successo l’unico scopo della vita?

In una società come la nostra è facile essere affascinati da questi miti del successo e nel contempo essere affascinati dal mito opposto del pauperismo o del comunismo, ma se alla radice della vita non si mette l’insegnamento cristiano vissuto è facile cadere nei due estremi. Gli sconquassi della storia, non sono forse causati da questi estremismi? Attenzione che la storia va intesa nel senso lato. Vi è una grande storia, vi è una piccola storia locale e uno storia familiare e personale.

Quante famiglie raggiungono un benessere giudicato invidiabile, ma sacrificano molto per questo?

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Basta osservare le difficoltà a concordare un orario unico per la dottrina cristiana, perché i pargoli hanno una montagna di corsi extrascolastici da seguire e nella serie di priorità il catechismo non sempre ha un posto di riguardo.

L’uomo è responsabile in quanto libero, e libertà di scelta rende l’uomo attore e responsabile delle stesse sue azioni. Ecco quindi che in una società cosiddetta multietnica, dove vi è una componente che afferma che avviene solo ciò che Dio vuole, Inschalla, l’uomo diviene non responsabile anche di azioni aberranti: l´11 settembre insegna… Ma il cristiano  non deve confondersi o smarrirsi.

Ma se trasportiamo il giudizio sulla persona, quante volte abbiamo giudicato la capacità di un sacerdote dalle costruzioni che ha saputo fare, o da quanta gente sapeva attrarre con attività ludiche?

Naturalmente voleva dire che molte delle manifestazione non sono sentite e la gente deve essere stimolata sotto altri aspetti.

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Se di maieutica vogliamo parlare, cioè della capacità di far nascere alla vita cristiana, o meglio di riavvicinare alla vita cristiana quanti si sono assuefatti all’andazzo comune, si deve riconoscere in don Angelo proprio questa tensione maieutica.

E il suo insegnamento, che attingeva ad una esperienza maturata in altre parrocchie ed in altre situazioni, lo portava a capire come si dovesse incidere dall’interno, senza mai stupirsi della scelta che Dio fa.

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In ciò aiutato da una salute cagionevole, che molte volte lo costringeva a letto a febbri debilitanti,  che lo arricchivano di una sensibilità straordinaria verso gli ammalati; gli ammalati che lui riconosceva, come il suo costante riferimento all’abbandono in Cristo ed alla accettazione della  volontà del Padre. In effetti possiamo leggere qui la bellezza e la forza del suo metodo.

Se l’altro non è per te l’immagine di Cristo, è verosimile che l’altro alla lunga ti dia fastidio, sono solo altri. Ma chi e´ piu altro da te, quando sei nel pieno vigore delle tue forze, se non colui che soffre?  Ma  la sofferenza, non é come qualche sacerdote vuole fare credere, un privilegio. Lo diventa solo dopo un lungo cammino e allora potrai anche accettarti malato. Ma chi ti fa accettare come tale se non colui che ti è al fianco del tutto gratuitamente. E non per parlarti, ma per condividere, per aiutarti. E così don Angelo affidava le sue pecore a chi gli era più vicino, a chi stava facendo un cammino con lui. E lui correva ad essere vicino agli ammalati a coloro che soffrivano. E questi che si riconciliavano, e si vedevano nell’orto degli ulivi, più vicini a Cristo nella sofferenza , perchè qualcuno era vicino a loro e questo qualcuno lo faceva per amore a Cristo. La Carità usata verso gli altri era la carità vera. Perché non era interessata. Questa era la lezione continua che promanava dalla sua persona .

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Ricordo come fosse oggi che negli ultimi tempi il don si era fatto disponibile a lasciare la parrocchia. E ne aveva parlato al Vescovo. E penso che avesse chiesto al vescovo di ascoltare il parere degli anziani del consiglio pastorale. Ecco il vescovo chiese a Maria Rosa e a me il nostro parere. Volle sentirci separatamente. Il mio parere fu che i figli non possono rifiutare il padre solo perché diventa vecchio e invalido, anzi era allora che dovevano essergli più vicino, come  lui ci era stato vicino nelle nostre sofferenze di famiglia. Io chiaramente non parlai con Maria Rosa. Maria Rosa non parlò con me. Don Angelo era in apprensione, perchè la sua disponibilità a ritirarsi forse, confliggeva umanamente col suo desiderio di rimanere tra noi, ma poteva essere confermata dal nostro perorare il vescovo in tal senso, ma nessuno doveva essere forzato in tale decisione, perché essa doveva provenire dal cuore. E quel cuore si era nutrito ad anni di insegnamento e di fratellanza. Tutti avevamo il pudore di parlarci, anche don Angelo.. Io so che il vescovo ce lo lasciò e quelli furono i giorni più esaltanti e più  intensi della mia vita di cristiano.

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Non potrò mai dimenticare quella messa celebrata nel cortile della casa della Anna che era diventata la piccola canonica, che lo accoglieva malato. A un solo piano perché si potesse muovere in carrozzella. Bene quella messa celebrata con don Patrizio Amadi, padre nigeriano, è per me la messa più intensamente partecipata cui  abbia mai assistito. La transustanziazione la percepivi nella solennità del momento. Era come se tutto il popolo cattolico fosse lì. Un missionario che aiutava don Angelo, noi che pregavamo e meditavamo sui tanti insegnamenti avuti e percepivamo il sovrannaturale, la comunione dei santi e sapevamo, anche se allontanavamo quel pensiero, che presto in tale comunione avremmo compreso il Don. Ma tutti quei giorni furono giorni intensi.  Come per tutta la vita di don Angelo non mancarono le polemiche, ma lui pregava, soffriva e ci portava nel cuore.

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