I caduti della 1° Guerra Mondiale: Besnate-Jerago-Orago

Ringraziando il nipote Piergiorgio Magistrali pubblichiamo il testo della lettera del serg. Cardani Ambrogio ai genitori in data 1 Dicembre 1916:

Carissimi Genitori;

in questi boschi ove mi giunge appena l’eco di una antica decantata pace, ecco vi descrivo un piccolo riepilogo della mia vita di guerra in alta montagna.

A causa di una forte nevicata le mulattiere son scomparse. Lunghe schiere di soldati, di fanti intabarrati e incappucciati, con un certo aspetto caratteristico, per nostro modo di ripararci dal freddo, armati di soli pali, piccozze e rami d’abete, quasi sperduti nella caligine fitta, ricercano i nostri cari sentieri, che lievi segnali lasciavano ancora lungo la guida dei paletti che con lievissima ombra il biancore della alta neve fa rivelare. E si affaticano a scoprire le usate strade. Spalano e spalano neve dall’alba a notte, il lavoro sarebbe di continuò, ma la notte ci obbliga a tralasciare. Nel buio quel vago biancore si fa molto insidioso, tanto che di mattina ritroviamo tutto eguagliato. Tutto si maschera e si livella così da non scorgere dove termina il ciglione e comincia il precipizio. il panorama si altera ed altera i punti strategici. Momenti di forte tensione fanno sobbalzare nella notte, le tormente infuriano ed urlano, pauroso, qui da vicino, da molto vicino. La notte trascorre, ed ecco, passata la forte nevicata il cielo si rasserena e le lunghe file di soldati di prima e seconda linea discendono per le nostre affezionate mulattiere, così quelle fortissime bestie, i nostri muli, ci portano il rancio.

Ma il nemico, benché quasi sfinito, veglia e con spreco di proiettili interrompe il nostro calmo lavoro. Passano così i nostri giorni  e le nostre notti. Quando il freddo pare farsi più intenso all’imbrunire bisogna smettere e ricercare i nostri ricoveri, di trincea. Quelli di seconda linea le tende o i ricoveri in grotta. Tutti ricoperti di neve. E’ particolare vederci in fila indiana risalire la vetta, per poi vigilare il nemico di notte.

Taluni osservavi uscire dalla fila  per raggiungere i loro posti fissi in trincea per unirsi agli altri, già presenti, per condividerne il lavoro. le vedette nemiche, coi fucili ben piazzati miravano sui nostri segreti passaggi e sparavano sempre come per intimorirci.

Nel rifugio  e per la calma regalata da questa nevicata, così si congeda, il nostro sergente, rivelando una sensibilità cristiana ed un cuore che la durezza della lunga guerra non ha minimamente intaccato:

“va solingo pensier ove di geli le inaccessibili alpi si incoronano, ove dei faggi si inducano gli steli, e urlando le valanghe tuonano. Ove più grande Iddio par ti disveli all’ anima dell’uomo fatto più buono, Ove attingere ai profondi cieli. Ora va stupenda aquila e porta il mio sincero pensiero ai miei cari”

A voi i più caldi baci. Vostro aff-mo figlio Ambrogio

P.s. E’ da circa 80 giorni che non ho vostre notizie.

Il Serg. Ambrogio Cardani inquadrato nel 213° rgt f. verrà dato disperso in combattimento sul Carso il 25 ottobre 1917

 

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