È motivo di intensa commozione per me aggiungere il mio contributo a questo tema di ”memoria e passione sulle tracce della nostra storia” dopo gli interventi della dott. sa Alpago Novello Ferrerio e del sig. Zaffaroni, che sì esemplarmente hanno contribuito nella pratica alla conservazione ed alla ricollocazione scientifica di molte vestigia delle nostre origini.
Non a caso è in questa aula, che fu chiesa di San Giorgio che si tiene questo incontro di presentazione. Perché essa, così come voi potete osservare, tanto bella ed accogliente è la realizzazione di un sogno, il sogno di Don Angelo Cassani che volle, che dal rudere che ormai era diventata, questa chiesa tornasse a rivivere nel suo splendore, testimonianza evidente ed inequivocabile della fede cristiana delle popolazioni che ci hanno preceduto. E fu proprio nel portare a compimento questa opera che si misurarono l’esperienza ed il contributo di tanti amici e studiosi tra quali, alcuni seppur molto giovani non sono più tra noi. Ricordo con riconoscenza lo stesso Don Angelo mancato recentemente, cui va tutta la nostra gratitudine per questa grande opera. Ricordo Carlo Mastorgio, primo ad offrire un supporto scientifico al lavoro di recupero immenso che qui si stava svolgendo, autenticando la romanicità del campanile, che lui aveva riconosciuta attraverso gli elementi di reimpiego romani, da lui rinvenuti e mappati ai diversi piani delle campiture del campanile. Carlo volle certificare in un suo scritto la retrodatazione al X secolo di questo manufatto. E con la sua autorevolezza potè tacitare tutti coloro, che rimproveravano severamente chi con il restauro aveva consentito di spendere soldi per recuperare un campanile che era ritenuto dai più integralmente ricostruito nel 1820. Ricordo di essere salito con Carlo Mastorgio e con Zaffaroni sulle impalcature che ci portavano a ridosso della volta. Mentre Carlo complimentandosi si rallegrava per quei lavori e per la lungimiranza di Don Angelo, ci ricordava con orrore di quando, era stata richiesta la sua opera per sollecitare dalla sovrintendenza il placet per l’abbattimento (naturalmente ottenendo un suo rifiuto alla collaborazione per tale ufficio) Mi avrebbero dato una medaglia al valore ci disse se solo ci fossi riuscito. Questa citazione ricordo per rammentare ai più giovani il clima di disprezzo,intorno agli anni sessanta, per tutto ciò che aveva il difetto di ricordaci il passato.
Ma non possiamo dimenticare l’opera della dottoressa Maria Adelaide Binaghi-Leva, Sovrintendente archeologica per la Lombardia cui si deve, la ricognizione archeologica su quelli che, accidentalmente rinvenuti, ma preconizzati sia da chi vi parla che da Mastorgio, verranno scientificamente riconosciuti come l’abside e l’altare della primitiva chiesa datata dal VII sec. Vestigia, che data la posizione, sotto il transetto attuale, dovevano appartenere alla chiesa originaria di San Giorgio, la cui dedicazione al santo guerriero doveva essere ben cara ai Longobardi, presenti in Arsago, dalla cui pieve dipendeva Allierago prima del X Sec.
Cio´che mi preme evidenziare, è che da un intervento nascono tutta una serie di interessi che riescono a ravvivare la vivacità culturale di un popolo che indaga la propria storia. Domande alle quali possiamo portare debitamente guidati i nostri figli, i quali si accorgono di un passato che riemerge vivissimo per chi sappia leggere.
Materiale romano di reimpiego, persino simboli apotropaici pagani, tracce di una chiesa primitiva sicura testimonianza di una cristianizzazione di VI e VII sec che comunque ci fanno spingere a riconoscere lo stretto legame con Arsago e i suoi Monumenti Cristiani, con le tracce longobarde
La collaborazione tra diverse persone e tra diverse discipline ha aperto per il nostro paese una finestra sul periodo altomedievale, partendo da osservazioni che si focalizzano proprio in questa chiesa ipotesi, non campate per aria, portano a fatti concreti. E poiché la storia di questi restauri e di queste attenzioni, non è un unicum, ma si potrebbe ripetere in realtà similari limitrofe.