Centro culturale Cardinal Schuster e Carlo Mastorgio- Jerago – Rassegna Stampa

Tratto da Un Popolo in Cammino – 2001

“Con questo numero inizia la pubblicazione di articoli apparsi, nel mese, su quotidiani normalmente reperibili nelle nostre edicole. Questi scritti, che pensiamo utili ad una analisi critica della realtà nella quale si vive potrebbero essere sfuggiti alla attenzione del lettore. Pensiamo di fare cosa utile riproponendoli, riservando gli approfondimenti anche ad ulteriori iniziative. Poiché normalmente si legge un solo giornale, chi lo desidera potrebbe segnalare all’attenzione degli altri, argomenti specifici tratti dalla molteplicità e varietà della produzione editoriale.

Il recapito del centro culturale Schuster- Mastorgio è presso la Casa Parrocchiale.

La rassegna inizia con un Articolo di Giampaolo Cottini dal titolo “ Fuori del Coro – Alla Fine di un Millennio”, apparso su La Prealpina Giovedì  28 dicembre 2000 

(Giampaolo Cottini è docente di storia e filosofia presso il liceo classico di Varese ed è noto agli jeraghesi per aver tenuto varie e preziose  conferenze nell’ambito delle iniziative culturali e pastorali della Parrocchia).

Siamo alla fine di un millennio che sta per chiudersi e il prossimo 31 dicembre sarà il vero spartiacque verso il XXI secolo, così è quasi inevitabile accennare a qualche bilancio non solo della vita personale ma anche della storia. Le inquietudini sono molte, e se intorno all’anno Mille si trattava di far rinascere una nuova civiltà, anche alla fine del secondo millennio cristiano si ha l’impressione che la posta in gioco sia l’inizio di una nuova civiltà, visto che a fronte di tanti progressi dell’umanità sono anche tante le minacce che incombono. Il XX secolo è stato un secolo di immani tragedie, le cui conseguenze giungono sino all’oggi: pensiamo alla precarietà della pace e dell’equilibrio mondiale, o alle minacce di uno sviluppo che stravolge l’ambiente naturale. Ma forse il fenomeno più rilevante che si spalanca è quello della globalizzazione e dell’incontro tra popoli e culture diverse. Proprio su questo le inquietudini e gli equivoci si sono moltiplicati nelle ultime settimane: è possibile un vero incontro ed un costruttivo dialogo tra culture e religioni diverse? Da dove nascono l’intolleranza e la xenofobia? Cosa significa realmente accoglienza e rispetto del diverso? Quale diritti hanno le nazioni di salvaguardare adeguatamente  la propria identità prevalente? Le questioni sono complesse, poiché se da un lato si va verso una mondializzazione della economia (sostenuta da una rete di comunicazione planetaria tramite internet), dall’altro l’esigenza di salvaguardare le differenze e di evitare pericolose omologazioni è grande, soprattutto dinanzi al rischio del prevalere del più forte sul più debole. Da dove partire allora per instaurare un dialogo tra diversi? Da dove ricostruire un percorso di civiltà che favorisca nel Duemila qualcosa di simile alla cosiddetta rinascita dopo il Mille. La risposta più plausibile è di partire da un dialogo sugli elementi essenziali che costituiscono la coscienza degli uomini e dei popoli, cioè di ripartire dal dialogo tra le culture. La cultura è l’espressione con cui i  singoli popoli leggono il senso dell’esistenza e della storia, ed è quindi la ricerca della verità secondo i mezzi concettuali e linguistici che un popolo riesce a mettere a punto. Così il dialogo è il momento più alto della comunicazione tra gli uomini perché mette al centro la ricerca della verità e del significato del destino stesso dell’umanità. Perciò, pur nelle differenti sensibilità e nelle modalità espressive, se si mette a tema il confronto e il dialogo tra le culture, si pone al centro l’elemento comune tipico della ragione umana, che è la tensione alla verità, da cui consegue la dimensione etica della ricerca di un bene valido per tutti gli uomini. Perciò è doveroso evitare la confusione fra le culture, e al contempo garantire il loro incontro nella prospettiva di cercare ciò che accomuna piuttosto che ciò che divide, con l’attenzione, però, di non mettere tra parentesi la tradizione da cui si proviene o i valori in cui si è nati. L’equivoco ricorrente è infatti, pensare che il dialogo funzioni solo mettendo in ombra i propri punti di partenza (quella che normalmente si definisce l’dentità), mentre la prospettiva della verità chiede di prendere coscienza di quanto è già dato per confrontarlo liberamente con le altre proposte.

La verità non è proprietà di nessuno, ma il fine cui tutta l’umana avventura tende; perciò è troppo importante al termine di un secolo e di un millennio riproporre seriamente la ricerca, costi quello che costi, anche se ciò comportasse la perdita di qualche privilegio o di comodità acquisite. Una nuova civiltà non può infatti, nascere, sul relativismo o sul nichilismo: per questo il coraggio della verità è la sfida più affascinante che abbiamo davanti.

                        Giampaolo Cottini  

Segnaliamo che è da poco uscita una raccolta di scritti ed articoli di Giampaolo Cottini, in suo ricordo.

A questo link maggiori info:

https://www.scrittigpcottini.it/il-libro/

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