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Il Campanile di S. Giorgio stile barocco

di  Anselmo Carabelli

Luglio 1991

Nel corso dei precedenti articoli ci siamo intrattenuti sulla parte romanica del campanile, cioe´quella che arriva fino alla loggia delle campane, ora invece tratteremo della parte superiore, barocca.

Innanzi tutto bisogna rendersi conto del perche´un campanile romanico sia stato trasformato in barocco, addirittura intonacandolo completamente rifacendolo in tre ordini, chiudendo le finestre monofore, tranciando maldestramente, mattoni e fregi della precedente struttura. Personalmente penso, che, appurata la continuita´della costruzione del tempio di S. Giorgio “Ab Immemorabilis”, come piu´volte ho sottolineato, ci si sarebbe dovuti stupire del contrario, cioe´di non aver ritrovato quello che abbiamo trovato. In effetti dobbiamo evidenziare l´opera instancabile che S. Carlo Borromeo venne svolgendo come Cardinale di Milano attraverso i Concili provinciali e Sinodi diocesani, nello sforzo di riformare tutti gli abusi perpetrati  nella sua Chiesa diocesana. Tale sforzo che interesso´ tutti gli aspetti, non manco´di riguardare anche l´edilizia religiosa, le norme architettoniche furono infatti raccolte nelle “Instructiones fabricae ed suppellectilis ecclesiastice” (anno 1577). Il testo influenzo´ l´architettura milanese e quindi il varesotto. San Carlo infatti, aveva ritrovato il varesotto romanico, dove edifici religiosi troppo modesti, non solo non erano in grado di ospitare l´accresciuta popolazione, ma inadatti visivamente a combattere la lotta contro il protestantesimo che minacciava di diffondersi dal Gottardo. Fu costituito alla bisogna un Praefectus Fabricae, che avrebbe dovuto coordinare l´attivita´edilizia religiosa, non altrimenti ci spiegheremmo nelle visite Pastorali, sia le descrizioni minuziose delle Chiese visitate, che gli ordini impartiti a Parroci e Fabbriceri.

E´dunque in questo quadro storico che si sviluppa il rinnovamento in senso barocco del campanile e della Chiesa vecchia di S. Giorgio. I documenti fino ad ora computati, permettono di datare solo approssimativamente tale intervento, ma ad essa possiamo arrivarci per comparazione con altri edifici barocchi locali. A chi osservi la estrema linearita´ delle forme della loggia e della cuspide, dove gli elementi prettamente barocchi, rappresentati dai quattro pinnacoli con boccia in sasso, dalla cuspide in mattoni autoportanti con intelaiatura in ferro, cotti appositamente, dalle mensole aggettanti a formare il cornicione pazientemente smussate ed arrotondate e dal  bellissimo Crocifisso in ferro, non puo´sfuggire l´equilibrio cosi´piacevole da non essere casuale. Chi ha progettato questa ristrutturazione doveva senza dubbio aver visto il primo esemplare di barocco varesino rappresentato dalla cella e dalla guglia di Santo stefano a Viggiu´ (opera di M. Longhi il vecchio 1594) e la Chiesa di San Giovanni  in Busto Arsizio del 1615. Ingentilendo questi due campanili si arriva alla eleganza del nostro e vengono ignorate le forme di un  barocco piu´elaborato e piu´ tardo, che qui vicino si possono vedere nella Chiesa di Albizzate, pertanto esclusa la causalita´ della costruzione, in considerazione anche di quel Praefectus Fabricae pocanzi accennato, tale ricostruzione della parte terminale dovrebbe datare tra il 1650 e il 1700.

Una considerazione a parte merita la Croce in ferro che corona la cuspide, l´antica Croce infatti in considerazione del precario stato di considerazione verra´esposta a terra, dopo i restauri, mentre al posto suo e´stata innalzata una copia opera della valente abilita´tecnica ed artigianale del sig. Giovanni Franchina, il quale in questa riedizione, si e´avvalso delle stesse tecniche seicentesche di lavorazione del ferro, rivetto e saldature per approssimazione tramite forgiatura e battitura. In essa si ritrovano tutti i simboli della crocefissione: chiodi, scala, martello, tenaglie proprie dell´uso seicentesco ed e´altrettanto notevole la bandierina segnavento con il biscione dei Visconti.

Su questa bandierina e´rivettata quindi aggiunta in epoca posteriore, l´aquila Asburgica che sta ad indicare l´ultimo intervento sul campanile nel 1820, ottenuto con Imperial-regio decreto dell´allora governo austriaco, il quale come e´logico pensare, impose il suo simbolo.

Concludendo queste notazioni penso si possa sottolineare che il campanile e la Chiesa vecchia, sono un po´, come l´albero genealogico della nostra vita religiosa e civile, dove stanno scritte, per chi sappia leggerle le tappe millenarie della nostra comunita´. Come tanti “Saulo” avremmo voluto lapidarlo questo campanile e questa Chiesa vecchia. Ma oggi illuminati da una nuova sensibilita´, stiamo rivalutandoli in un quadro di uso attuale, e contemporaneamente potranno tramandare il messaggio anche architettonico della fede cristiana che ci viene dal 500 d. C. con la prima cristianizzazione dei famigli e dei servi di quella villa patronalis romana, che da qualche parte deve pur esserci in loco, i cui resti pero´, mattoni, frammenti di embrici (tegole romane), sospensori di contropavimenti riscaldati ad aria calda (gia´allora!), sono stati ritrovati da Carlo Mastorgio nella parte romanica del campanile.