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Luoghi caratteristici di Jerago: la Chiesa vecchia di San Giorgio

una foto della Chiesa come appariva nel 1925 con annessa canonica
la chiesa in abbandono (fine anni ’60 – inizio anni ’70)

da questa foto si nota l’abbattimento della vecchia canonica
nel disegno di Armando Vanzini una ricostruzione della chiesa romanica dal cui ingrandimento è risultata l’attuale Chiesa vecchia di San Giorgio
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Luoghi caratteristici di Jerago: la casa del pittore Ambrogio Riganti

disegno tratto dal libro Le ricette della Nonna di Anselmo Carabelli con Enrico Riganti

Qui potete trovare maggiori info sul pittore Ambrogio Riganti:

30 settembre 1934: il quadro di San Giovanni Bosco opera del pittore Ambrogio Riganti viene offerto alla chiesa di san Giorgio

Scheda di scavo della chiesa di S. Giorgio di Jerago

Pubblicato su Un Popolo in Cammino – Novembre 2005

Di seguito si pubblica il  fondamentale documento della Sovrintendenza Archeologica della Lombardia, col quale la Dottoressa Maria Adelaide Binaghi, dà notizia ufficiale dei ritrovamento dell’abside della vecchia chiesa di San Giorgio ed offre il supporto scientifico agli studi sulla romanicità della chiesa, precedentemente indicati. Purtroppo anche la Dottoressa Binaghi, cui va il nostro grato ricordo, è prematuramente scomparsa in un incidente di montagna nel mese di agosto dell’anno 2004.

Nel Notiziario della Sovraintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia

(anno 1999-2000) è apparsa la:

pubblicazione della scheda di scavo della chiesa di S.Giorgio di Jerago, redatta dalla Dott.ssa  M. A. Binaghi.

 

Jerago con Orago (Va)

Chiesa di San Giorgio

Indagine archeologica

 

All’interno delle opere di ripristino e restauro finalizzate al recupero funzionale della dimessa chiesa parrocchiale dedicata a S. Giorgio, nel 1977 il controllo delle fasi di asportazione della vecchia pavimentazione interna, ha permesso di individuare le fondazioni murarie ed i relativi tratti pavimentali di un emiciclo absidale, relativo ad un precedente edificio di culto di più modeste dimensioni.

L’emiciclo, (diametro esterno 5,50; interno m.3,40) conteneva centralmente la base di un piccolo altare murario (m.0,77x 0,55) con esiguo vano interno, vuoto al momento del rinvenimento.

E’ possibile che la piccola chiesa sia ascrivibile ad età altomedievale ( sec VII-IX) e che preceda una sua ricostruzione ampliata d’età romanica, attestata oggi dal campanile e da alcuni tratti murari superstiti, inglobati nell’odierno terzo edificio cinque-seicentesco.

Sono stati recuperati numerosi lacerti di intonaco affrescato, stilisticamente assegnabili tra la fine del  XIV secolo, relativi ad una fase recente della chiesa romanica e spianati con le macerie a sottofondo del primo pavimento della terza chiesa di S. Giorgio.

Un secondo intervento archeologico è stato intrapreso nel 2000 all’interno della cappella battesimale, sita a nord della terza campata dell’ala attuale, in concomitanza alle opere di ripristino e rifacimento della pavimentazione.

L’indagine, pur non avendo potuto esaurire il deposito antropizzato giacente in situ, ha permesso tuttavia di documentare l’intera sequenza delle fasi di pavimentazione dell’edificio.

La fase più antica è relativa all’utilizzo dell’area cimiteriale aperta, ubicata nell’adiacenza N della chiesa, probabilmente utilizzata a partire dall’età medievale.

Ad un fase tardo medievale (sec XIV ) è ascrivibile l’impianto della cappella battesimale quadrangolare a nord  della  prima campata della chiesa romanica, con pavimentazione in lastre litiche ed al centro la base interrata del piedistallo della vasca battesimale sopraelevata. Nella prima metà del sec XV si ha la prima decorazione parietale interna (campiture a losanga in tecnica graffita), mentre si struttura un nuovo pavimento in limo e calce, il cui strato organico carbonioso ha restituito frammenti di lampada vitrea pensile.

La nuova decorazione interna, ad affresco, risulta coeva all’esecuzione della terza pavimentazione in malta coperta da sottile cocciopesto (prima metà del XVII) in seguito regolarizzata con successivi apporti finalizzati a mantenere la regolarità del piano, reso irregolare dai progressivi collassamenti causati verosimilmente dai vuoti delle sottostanti sepolture del cimitero medievale.

firmato

Maria Adelaide Binaghii  Leva

 

L’intervento è stato diretto da M. A. Binaghi  e curato da R. Mella Pariani – Società di Archeologia – Milano

 Nota di A Carabelli

 

Quanto sopra dà il suggello scientifico a tutto il lavoro di ricerche che ha permesso di segnalare già molto prima di queste indagini, seppur a livello ipotetico, quanto è poi stato verificato e confermato. Testimonianza  di ciò sono tutti gli articoli pubblicati prima della conferma di questa scheda. Lo scopo di quelle pubblicazioni  era quello di spiegare il motivo per il quale la parrocchia si stava impegnando in quel ripristino, aprendo una finestra sul periodo altomedievale, vissuto della nostra comunità parrocchiale.

La salvaguardia del campanile e della chiesa antica di San Giorgio rappresenta il più grande recupero della testimonianza della antica fede cristiana delle nostre genti e  sono  lieto per questa importante conferma della  lungimiranza di Don Angelo Cassani  che  di quegli interventi é stato fautore.

Un commosso ricordo va a Carlo Mastorgio , jeraghese studioso insigne della storia del Seprio, che, con la sua autorevolezza di esperto, per primo, durante le sue visite al cantiere per il restauro del campanile confermò, con meraviglia sua, le ipotesi di romanicità della struttura, riassumendole in un bellissimo articolo pubblicato sull’opuscolo di corredo alla inaugurazione.

(Non sfugga che l’opinione corrente al tempo era che il campanile fosse stato completamente ricostruito nel 1820 E. Cazzani).

Altrettanto commosso ricordo va alla dottoressa Maria Adelaide Binaghi, Sovraintendente archeologica della Lombardia, prematuramente scomparsa nell’agosto del 2004, che ha seguito sempre con vivo interesse e rigore scientifico gli studi archeologici sulla nostra chiesa, partecipando con grande disponibilità personale alla conferenza di inaugurazione dei lavori di restauro della chiesa di S. Giorgio.

Terra arte radici – allocuzione di Anselmo Carabelli – 21 aprile 2007

È motivo di intensa commozione per me aggiungere il mio contributo a questo tema di ”memoria e passione sulle tracce della nostra storia” dopo gli interventi della dott. sa Alpago Novello Ferrerio e del sig. Zaffaroni, che sì esemplarmente hanno contribuito nella pratica alla conservazione ed alla ricollocazione  scientifica di molte vestigia delle nostre origini.

Non a caso è in questa aula, che fu chiesa di San Giorgio che si tiene questo incontro di presentazione. Perché essa, così come voi potete osservare, tanto bella ed accogliente è la realizzazione di un sogno, il sogno di Don Angelo Cassani che volle, che dal rudere che ormai era diventata, questa chiesa tornasse a rivivere nel suo splendore, testimonianza evidente ed inequivocabile della fede cristiana delle popolazioni che ci hanno preceduto.  E fu proprio nel portare a compimento questa opera che si misurarono l’esperienza ed il contributo di tanti amici e studiosi tra  quali, alcuni seppur molto giovani non sono più tra noi. Ricordo con riconoscenza lo stesso Don Angelo mancato recentemente, cui va tutta  la nostra gratitudine per questa grande opera. Ricordo Carlo Mastorgio,  primo ad offrire un supporto scientifico al lavoro di recupero immenso che qui si stava svolgendo, autenticando la romanicità del campanile, che lui aveva riconosciuta attraverso gli elementi di reimpiego romani, da lui  rinvenuti e mappati ai diversi piani delle campiture del campanile. Carlo volle certificare in un suo scritto la retrodatazione al X  secolo di questo manufatto. E con  la sua autorevolezza potè tacitare tutti coloro, che rimproveravano severamente chi con il restauro aveva consentito di spendere soldi per recuperare un campanile che era ritenuto dai più integralmente ricostruito nel 1820. Ricordo di essere salito con Carlo Mastorgio e con Zaffaroni sulle impalcature che ci portavano a ridosso della volta. Mentre Carlo complimentandosi si rallegrava per quei lavori e per la lungimiranza di Don Angelo, ci ricordava con orrore di quando, era stata richiesta la sua opera per sollecitare dalla sovrintendenza il placet per l’abbattimento (naturalmente ottenendo un suo rifiuto alla collaborazione per tale ufficio) Mi avrebbero dato una medaglia al valore ci disse se solo ci fossi riuscito. Questa citazione ricordo per rammentare ai più giovani il clima di disprezzo,intorno agli anni sessanta, per tutto ciò che aveva il difetto di ricordaci il passato.

Ma non possiamo dimenticare l’opera della dottoressa Maria Adelaide Binaghi-Leva, Sovrintendente archeologica per la Lombardia cui si deve, la ricognizione archeologica su quelli che, accidentalmente rinvenuti, ma preconizzati sia da chi vi parla che da Mastorgio, verranno scientificamente riconosciuti come l’abside e l’altare della primitiva chiesa datata dal VII sec. Vestigia, che data la posizione, sotto il transetto attuale, dovevano appartenere alla chiesa originaria di San Giorgio, la cui dedicazione al santo guerriero doveva essere ben cara ai Longobardi,  presenti in Arsago, dalla cui pieve dipendeva Allierago prima del X Sec.

Cio´che mi preme evidenziare, è che da un intervento nascono tutta una serie di interessi che riescono a ravvivare la vivacità culturale di un popolo che indaga la propria storia. Domande alle quali possiamo portare debitamente guidati i nostri figli, i quali si accorgono di un passato che riemerge vivissimo per chi sappia leggere.

Materiale romano di reimpiego, persino simboli apotropaici pagani, tracce di una chiesa primitiva sicura testimonianza di una cristianizzazione di VI e VII sec che comunque ci fanno spingere a riconoscere lo stretto legame con Arsago e i suoi Monumenti Cristiani, con le tracce longobarde

La collaborazione tra diverse persone e tra diverse discipline ha aperto per il nostro paese una finestra sul periodo altomedievale, partendo da osservazioni che si focalizzano proprio in questa chiesa  ipotesi, non campate per aria, portano a fatti concreti. E poiché la storia di questi restauri e di queste attenzioni, non è un unicum, ma si potrebbe ripetere in realtà similari limitrofe.

Chiesa di San Giorgio restaurata

ricostruzione – disegno di Armando Vanzini

L’edificio, già chiesa parrocchiale di Jerago dismessa al culto verso il 1925, è stato completamente restaurato e salvato da sicura distruzione per la lungimiranza del parroco Don Angelo Cassani, recentemente scomparso.

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I lavori iniziati nel 1993 col recupero del Campanile rilevatosi romanico, databile X-XII sec, sono poi proseguiti col ripristino dell’aula e della cappella del Battistero.

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La chiesa come appare attualmente è il frutto di successivi ampliamenti ed adeguamenti. Si apprezzano una prima fase romanica, Campanile e tratti murari romanici X-XII sec. inglobati nell’edificio cinque-seicentesco. Alla fase tardo medievale XIV sec  è ascrivibile la cappella battesimale quadrangolare  con decorazione parietale con campiture a losanga in tecnica graffita del XV, la cui decorazione pittorica è attribuibile al XVII . Nella chiesa l’ampliamento settecentesco e’ evidenziato dal sopralzo del campanile e dal sopralzo dell’intera struttura, sostanzialmente rimanendo inalterati i perimetri nord e sud con modifica della facciata poi abbattuta per far luogo all’ultimo ampliameto del 1885. Di questo si vedono la nuova abside, ancora in mattoni grezzi, l’allungamento verso ovest con la creazione di due vani oltre la cappella battesimale, che consentono due piccoli matronei e palco per cantoria e organo sopra l’ ingresso principale. Mancano per l’osservatore la scalinata di accesso centrale e il portone di ingresso del 1885, eliminati verso il 1940 per motivi di viabilità. Le indagini archeologiche hanno confermato fondazione murarie relative ad edificio di culto antecedente al romanico, piu modesto di fase altomedievale VII-IX .

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