

N.d.r. Per la cronologia corretta dei sindaci e dei fatti si consulti il libro di Anselmo Carabelli “Jerago con Orago. Un secolo con i suoi protagonisti”, Macchione editore, Varese 2008
N.d.r. Per la cronologia corretta dei sindaci e dei fatti si consulti il libro di Anselmo Carabelli “Jerago con Orago. Un secolo con i suoi protagonisti”, Macchione editore, Varese 2008
Nella foto da sinistra a destra:
don Luigi Mauri – ex parroco di Jerago (1952-1987)
Ing. Vittorio Magistrali – ex sindaco di Jerago con Orago (1971-1974)
Ing. Gaetano Bruni – ex sindaco di Jerago con Orago (1964-1970)
Dott. Rag. Francesco Carabelli (detto Franco) – ex sindaco di Jerago con Orago (1956-1964 e 1970-1971)
Nella foto il sindaco allora in carica, Ing. Vittorio Magistrali, conferisce delle onorificenze.
L’anno 1913 il consiglio Comunale nella seduta del giorno 23 novembre, sotto la presidenza del Signor A. Zeni deliberò l’autorizzazione del progetto per l’impianto dell’acqua potabile in relazione al rapporto dell’ing. Gino de Rizzoli
“ …. Il Consiglio Comunale affermando la necessità di dotare il Comune di Jerago con Orago di buona acqua potabile ed allo scopo anche di dotare pubblici lavatoi. Sentito il rapporto dell’ing. Gino de Rizzoli che assicura della presenza di abbondante vena acquifera, in località comoda e naturalmente protetta da inquinamenti.
-Ritenuta l’opportunità di far eseguire necessari scandagli con la costruzione di un pozzo in parte in muratura ed in parte con tubo acquifero con una spesa preventiva di Lit. 5000 circa.
-Ritenuto inoltre che tale necessità è sicuramente sentita dalla popolazione che lascia intravedere la certezza di cooperare con una larga sottoscrizione pubblica……
Plaude all’iniziativa della Giunta Municipale … e concorde:
Delibera:
-di autorizzare i lavori relativi alla conseguente costruzione di un pozzo secondo i dettami dell’ing. de Rizzoli per una spesa prevista di circa £ 5000 concorrendo in proprio con una somma di £ 900 e con le somme che saranno certamente raccolte con una sottoscrizione pubblica, salvo ulteriori provvedimenti nei futuri bilanci .
Le spese relative saranno compiute sotto la diretta sorveglianza dell’ing. De Rizzoli da persone che diano affidamento di capacità speciale in tali lavori e previa opportuna opera privata, con la raccomandazione che vengano iniziate appena conseguita la superiore approvazione della presente
-di autorizzare fin d’ora la G.M. che a risultanza delle verifiche fatte dopo la costruzione del pozzo di assaggio, faccia predisporre il progetto regolare nel quale sia prevista l’estensione dell’impianto anche alla frazione di Orago provvedendo tutte le pratiche per ottenere il prestito operativo.”
Le opere di scavo iniziarono nel 1915 e procedettero con la celerità compatibile con i mezzi economici e tecnici disponibili. Non dimentichiamo che il pozzo progettato, consta tuttora di un avanpozzo in mattoni con un diametro di mt. 2 e profondo mt. 48 fino al raggiungimento della falda freatica dal fondo del quale parte un tubo artesiano del diametro 30 cm. profondo altri 32 mt. fino alla quota di – 82 mt.
Il pozzo della via Vittoria raggiunse la falda freatica nel 1916, le prove tecniche di qualità, diedero soddisfazione, ma per le prove di portata non essendo sufficiente la prova strumentale manuale si rimandò il controllo della portata oraria giornaliera. Perciò si provvide all’acquisto della pompa necessaria per un primo utilizzo, ma fu in questa fase che nacquero le prime difficoltà, perché non si riuscì a trovare una pompa adatta alla profondità della costruzione ed alla portata della vena d’acqua, ad un prezzo conveniente. Le pompe fornite: prima dalla ditta Tamini di Milano, poi dalla ditta Vanoni risultarono insufficienti bruciando miserevolmente. Resistevano per il tempo necessario a garantire una misera portata d’acqua, che lo stesso Cav Zeni definisce sconsolatamente con le parole riferitegli dall’assessore Riganti “il getto dell’acqua è da asino vecchio! E per empire la vasca del lavatoio occorrono 6 ore, il motore è piccolo insufficiente e si scaldava in brevi minuti rendendosi pericoloso”.
Fu così che per poter acquistare la pompa adatta, non sprecando denaro ci si augurava di trovarne una a prestito tra quelle di riserva presso acquedotti già funzionanti, si pensò a Gallarate ottenendone un diniego, a Besnate, con lo stesso esito. Correttamente tali comuni rammaricandosi per il diniego, rispondevano scrivendo che nulla avrebbe ostato alla richiesta, se non l’impossibilità oggettiva di fermare i loro impianti, privandosi di quella pompa che appunto, dato il costo, non avevano ancora di riserva. Il problema non si risolse pure con il cambio dell’ingegner de Rizzoli, partito per il militare, con l’ingegner Porro. Ma la certezza sulla buona riuscita dell’opera fu tale che al Porro la Giunta in data 1918 affidò l’esecuzione dello studio preliminare per la costruzione dell’acquedotto necessario per collegare le opere esistenti: i lavatoi, le manichette antincendio (da farsi) e le utenze private al pozzo nuovo. Nella ricerca di tubi dell’acquedotto, a buon prezzo, visto che molti tubi giacevano nel cortile delle Officine Sessa in Via Cavour, ci si rivolse anche alla Prima commissione Superiore per l’alienazione dei materiali residuati dalla guerra di Padova, per l’acquisto di tubi da residuato bellico.
Ma evidentemente tutti i tentativi andavano per le lunghe ed i costi , affrontati in proprio dal Cav. Zeni, cominciavano a farsi pesanti per lo stesso, quando in data 14 agosto 1919 per la prima volta nei documenti di archivio si trova una lettera del direttore della ditta Rejna indirizzata al Cav. Zeni. Con essa, per accelerare la questione dell’approvvigionamento dell’acqua il direttore della maggiore ditta jeraghese offre di acquistare la pompa adatta al costo di £ 5365 riservandosi di ritirare, se i risultati fossero stati negativi, la pompa senza gravare sulla gestione di quella che ancora era una fase sperimentale del pozzo. Nel resoconto di Giunta n. 25 del 1919 il presidente informava che: ” sono finalmente in corso le prove per la misurazione dell’acqua potabile nel pozzo comunale, nutre fiducia del buon esito, avendo affidato l’opera ad esperto operaio in materia. Comunica inoltre l’eventuale combinazione cui si potrà addivenire per la fornitura dell’acqua con la ditta Rejna”.
Evidentemente la prova con la pompa nuova ebbe esito positivo anche se con un ulteriore anno di ritardo tanto che il 5 /5 1920 la giunta guidata da Zeni prende atto della offerta del Sig. Michaud Leone per lo studio di un progetto generale dell’acquedotto, col pronto coordinamento ed attivazione dell’impianto esistente, che in unione dell’impianto del Cav. Zeni doterà il Comune delle necessarie acque potabili.
E’ necessario ora riassumere per capire la situazione. Con la citata delibera del 1913, vista la carenza di fondi della amministrazione comunale, di fatto il consiglio affidava ai privati la gestione della ricerca dell’acqua essendo il comune impegnato finanziariamente in altre opere. Per accelerare i tempi il Cav. Zeni si impegnava direttamente coi suoi mezzi nella ricerca dell’acqua e infatti la Giunta con nota n: 25/1919, “apprezza altamente il sacrificio finanziario che personalmente il Cav. Zeni sostiene da anni per propugnare e condurre a termine l’acquedotto comunale” riconoscendone in toto la qualità di finanziatore privato. Ma l’operazione che il sindaco Cav. Zeni affrontava, da privato cittadino, era altamente rischiosa, affidata come era alle certezze di un rabdomante, seppur ingegnere idraulico il De Rizzoli. L’acqua era stata trovata quando ormai il finanziatore aveva speso circa £. 7000 delle quali £. 2000 solo per pompe rivelatesi inefficienti. Lo Zeni si trovava ancora nella necessità di investirne altre £. 7000 per la pompa nuova, con il rischio di perderle, perché nessuno garantiva ormai nulla sulla quantità della portata. In questo momento preciso 1919 -1920 si fece avanti la Rejna per interessamento del direttore Michaud che acquistò la pompa , agosto 1919. Ci volle ancora un anno, per piazzare la pompa alla profondità di 40 metri, perché fu necessario costruire un anello in cemento armato che potesse reggere tutta la tubatura , ma le prove furono positive, Il Michaud entusiasta chiede che gli sia affidato il progetto per l’acquedotto e la giunta prende atto 5-5-1920. Chiaramente la fatica di questa opera ad alterne vicende mise a dura prova l’attività degli ultimi anni del Cav. Zeni e forse per quest’acqua che doveva sempre arrivare, ma tardava ad arrivare, ed ancor più per la situazione politica generale, perse le elezioni di ottobre. Gli va riconosciuto il merito di aver costruito il pozzo della via Vittoria, trovato a rischio delle proprie sostanze, l’unica fonte di acqua potabile che disseterà il paese fino al 1960. Con le elezioni vinte dai socialisti si apre una nuova fase che rileviamo dalla informazione circa l’acqua che la Giunta dà al Consiglio in data 28-6-1921:
“ L’assessore Tondini comunica che il sig. Michaud Leone con lettera 25 Maggio corr. fa noto di aver acquistato dal Cav. Zeni il pozzo destinato alla distribuzione dell’acqua in paese guidato da sensi altamente filantropici intende portare a compimento l’opera lodevolmente iniziata dal Cav. Zeni e unendo alla necessità del paese a quella della Ditta Rejna che degnamente rappresenta, chiede a questa amministrazione di nominare una commissione per studiare assieme l’impianto cumulativo con minimo sacrificio e massima utilità igienica della popolazione. La giunta Municipale ha già valutata la proposta dell’ eg. sig. Michaud e riaffermato che nessuna diffidenza preesista? (testo illegg.) nella rappresentanza comunale la quale non ha che da augurarsi il sollecito compimento di opera inderogabilmente necessaria ed utile per tutti.
Il Consiglio Comunale: plaudendo alla nobile proposta del sig. Michaud, assicura che l’amministrazione faciliterà in ogni modo il libero svolgersi di questa iniziativa. A voti unanimi resi nomina:
I sigg. Michaud Leone- Cardani Salvatore- Tondini Giovanni- Bollini Emilio
Membri della commissione per lo studio dell’impianto di acquedotto cumulativo, lasciando piena facoltà al sig. Michaud di aggregare allo studio il personale tecnico che riterrà il più opportuno “
f.to Il presidente Salvatore Cardani Il Consigliere anziano Bollini Emilio
I lavori procedono alacremente ed Il Comune rilascia alla Società Anonima Achille Reina il Nulla Osta n. 684 del 20 luglio 1921 col quale si concedono i collegamenti tra i vari impianti di presa e di accumulo con gli utenti maggiori a fronte di una quantità di acqua giornaliera da rilasciare per uso pubblico alle fontane pubbliche e bocchette di incendio e si stabiliscono delle convenzioni di massima per l’utilizzo dei privati da definire a conclusione dei lavori di distribuzione da concludersi entro il 30 giugno 1922
A norma del paragrafo N.(e) del nulla osta il Comune avrebbe dovuto realizzare l’impianto di distribuzione, ma subì ancora una volta l’iniziativa di Leone Michaud, che aveva premura di realizzare il tutto per la Rejna, di cui era rappresentante, per le abitazioni degli operai e per la popolazione tutta. A tal fine aveva dato vita a due Consorzi per la distribuzione di acqua potabile fra abitanti e proprietari. Della necessità di questi consorzi già si era discusso pubblicamente in Cooperativa di Jerago il 25-aprile 1921. I Consorzi costituiti, tratteranno direttamente con la ditta Rejna prezzi e modalità di manutenzione senza rappresentanti comunali , in pratica si mise il Comune di fronte al fatto compiuto, lasciandogli la facoltà di riscattare, gli impianti quando le finanze comunali lo avessero permesso. In effetti è sufficiente leggere l’incipit dell’atto di fondazione del Consorzio di Jerago per capire quanto fosse critico il consorzio nei confronti dell’amministrazione comunale: “Visto l’assoluta impossibilità del Comune di procedere alla costituzione dell’acquedotto e quindi di usufruire degli accordi fatti con la Soc. Rejna, viene costituito fra abitanti e proprietari di Jerago un consorzio… (omissis) il quale si sostituisce al Comune, che potrà rilevare l’impianto, quando le sue condizioni finanziarie lo permetteranno, alle condizioni da stabilirsi a tempo opportuno”.
Finalmente il 30 aprile 1922 il giornale “Vita popolare” può scrivere “ alle ore 8.30 si fa l’inaugurazione solenne dell’acqua potabile tanto desiderata e necessaria al paese; si fa un corteo alla fonte e al bacino. Marcata assenza degli operai e dell’Amministrazione Comunale, che non ha dato nessun contributo per l’acqua potabile. Al bacino parla il cav, Michaud e dopo la benedizione del Parroco don Massimo Cervini “. Questa assenza rilevata dell’amministrazione Comunale all’inaugurazione di un’opera tanto utile, mi aveva incuriosito, ma la ricostruzione cronologica di archivio qui riportata, mi ha sufficientemente chiarito perché l’amministrazione municipale fosse così risentita da non essere presente. In effetti il Comune era stato dotato di impianti utilissimi e necessari, ma aveva perso ogni competenza su di essi, perchè le convenzioni richiamate dal nulla osta 684/21 alla lettera E) non furono perfezionate. E rimaneva aperto l’indirizzo 23 novembre 1913 dove si diceva che a prove ultimate una sottoscrizione pubblica avrebbe finanziato e concluso l’opera. Nel 1923 con la nuova amministrazione Michaud e fino al 1933 il problema dell’acquedotto non ha più riscontro negli atti del Comune. Nel 1933 con lettera urgente della Prefettura, in merito a controversie segnalate, si esige la copia della convenzione che a suo tempo il Comune dovrebbe aver stipulato con la Soc. Rejna. La risposta consisterà nell’ acquisto in data 20-7-1935 degli impianti dei due consorzi per la distribuzione dell’acqua attraverso la trasformazione forzosa delle quote di partecipazione in titoli obbligazionari ad ammortamento decennale con estrazione annuale . Una perizia giurata dell’ing. Renzo Gnocchi datata 25 sett. 1935 consentirà alla Giunta Provinciale amministrativa di convalidare l’acquisto il 12 novembre 1935 con delibera GPA n 3635. Da quella data rientrano nelle delibere prima podestarili poi consiliari tutte le operazione per la gestione dell’acqua potabile. Nel 1936 si riconfermarono nella gestione dell’acquedotto gli stessi operatori che lo seguivano fin dal 1922 e cioè i sig. Bollini Pio e Scaltritti Pietro. L’acqua sarà venduta a 0,90 con sensibile riduzione. La Rejna però vorrà un contributo per la gestione del pozzo. Ed il podestà Rabuffetti, con delibera 64 del 1938 nel mentre autorizza il pagamento semestrale dei consumi dell’acqua conferma che i rapporti con la Rejna in merito all’acquisto dell’acqua dovrebbero essere regolarizzati da una convenzione, ma nel 1939 non si riesce ancora a addivenire ad un accordo. Solo con la delibera 21 luglio del 1940 di Giovanni Biganzoli si porrà fine alla vicenda del pozzo definendone l’acquisto dalla Rejna e tracciandone le modalità esecutorie che porteranno il comune nella piena proprietà con atto rogato dal Notaio Frassi di Gallarate in data 8 gennaio 1941 XVIII e.f. Il sig. Giovanni Biganzoli con molta pazienza e cura aveva, lodevolmente, così posto fine ad una annosa vicenda, che nasceva nel 1913, ma non aveva visto il Comune come proprietario degli impianti, perché, la necessità e gli eventi politici avevano sempre impedito che il dettato della delibera, fosse portato a compimento (laddove si recitava che a completamento dei sondaggi fatti con interventi dei privati, l’impianto dovesse rientrare nelle disponibilità pubbliche).
La nuova situazione come si vede dalle continue delibere di manutenzione al pozzo obbligherà gli amministratori ad una attenta gestione, sia verso il paese che verso l’obbligo di fornitura alla Rejna. Ed il pozzo dava anche segni di cedimento in relazione alle aumentate esigenze. L’amministrazione di Pio Biganzoli, cercherà di rinegoziare il contratto, ricevendone dalla Rejna un diniego e per migliorare l’efficienza del vecchio pozzo della via Vittoria n.1 su studi dell’ing. Bilardo lo aggiornò affiancando al vecchio tubo artesiano di 30 cm, un nuovo tubo artesiano del diametro di 90 cm che consentisse l’uso delle moderne pompe ad immersione. L’amministrazione del dr.Carabelli dapprima cercherà di soddisfare l’esigenza aumentata di acqua prelevandola dagli acquedotti dei comuni limitrofi: allacciandosi prima all’acquedotto di Cavaria, e poi per Orago a quello di Solbiate, fino a quando nel 1961, farà trivellare il primo nuovo pozzo n. 2, nella zona della via Don Cervini e con i sui 14 mc darà sollievo alle necessità e consentirà persino la cessione di acqua del pozzo vecchio a Cavaria. Contemporaneamente avvierà uno studio per la nuova rete di acqua potabile che sarà diviso esecutivamente in due lotti iniziati dalla amministrazione Carabelli e concluso dalla amministrazione Bruni. Il terzo pozzo n. 3 in Via Monte Nero sarà trivellato dalla amministrazione Carabelli e collegato dalla Amministrazione Bruni La potenzialità idrica vedrà aggiungersi: il n. 4 pozzo scavato dalla amministrazione Pasini, il n. 5 da Bossi in località Besnate, che fece anche un collegamento con Albizzate per garantire le forniture alle località alte, a nord-ovest difficilmente raggiungibili con sufficiente pressione dalla rete normale, il n. 6 da Longhi. Longhi e Bossi riusciranno anche, dopo lunghe trattative a liberarsi dalle forniture agevolate alla ditta Rejna. Seguirono le estensioni delle tubature fatte non appena si realizzavano i nuovi quartieri, Brasano, ViaVespucci, nuova Zona industriale di Orago. Chiaramente le grosse difficoltà di gestione, ed il fatto che la vecchia rete, costruita nel periodo anteguerra, non era mai stata completamente isolata, convinse L’amministrazione Giarola a cedere la gestione di tutto l’acquedotto alla società Aspem. Sgravando il comune da un notevole impegno.
Questa ricerca, vuole essere un omaggio a tutti i sindaci, agli assessori addetti al servizio dell’acqua ai consiglieri aggiunti, che hanno lavorato sempre con alacrità e fatica perché l’acqua non mancasse mai dalle nostre abitazioni. A costo di notti intere trascorse nei locali dei pozzi per sostituire le pompe intasate o bruciate, recuperando e rimontando una colonna di tubi mai inferiore a 100 metri, essi hanno sempre garantito il servizio ordinario.