Franc Soldi dal francese
Ghéi Soldi dal tedesco das Geld
Dane’ Soldi dall’Italiano Denaro
Sisit Centesimi dall’ inglese cents
Scarsela la Tasca per moneta
Cauritt Centesimi da una moneta del Regno,con effige di Camillo Benso conte di Cavuor, dal controvalore di una pagnotta o michetta che veniva chiamata anche per questo motivo caurin
Sciür Persona ricca ma di provenienza
popolare, lo si pronuncia con un misto
di disprezzo ed invidia
Signuron Signore, nobile o ricco ma staccato dai beni
Puarétt Povero ma dignitoso nella sue ristrettezze
Strapenòo Spennato, divenuto povero e senza credito a causa di speculazioni sbagliate
L’a’ truòo ul Signur indurmentòo
Ha avuto fortuna lett. ha trovato il Signore addormentato
L’a’ tacò sù ul capel
Si dice di chi ha sposato una donna piu’ ricca di lui
L’e’ tant furtunòo che cunt una pitòo da dudas oeuv
al ga vù trédas purasit
Cosi’ fortunato che da 12 uova ha avuto 13 pulcini
Dua ga n’e’ gan va
i soldi vanno dove già ci sono
Dané fan danè
soldi fanno soldi
Pieucc fan Pieucc
Pidocchi fan Pidocchi
Chi ca giuga al lot vanza ul cu biott
chi gioca al lotto si rovina. Lett. si ritrova in mutande
L’e’ furtunòo me i can in giésa
fortunato come i cani in chiesa
che sono presi a calci
La farina dul diàul la và in crusca
chi fa i soldi male, alla fine li perderà
Däg i pugn a la boca
guardare ma non poter mangiare
per mancanza di mezzi
Manda’ gio’ mär e spüda’ dulzu
Essere in condizione di
subordine e dir di si ‘anche
quando e’ no
Al ga metu’ i ugiò vérd a l’asnin par fäg mangia’ la pàia
Ha messo gli occhiali verdi all’asino per fargli mangiare
la paglia. Non si sa se per miseria o per avarizia. L’asino
pero’ e’ morto.
Al ga i pézz in dul cü
ha le toppe sul fondo dei pantaloni
Misterasc..Danerasc
I mestieri piu’ umili e disprezzati sono quelli che fanno guadagnare di piu’
Riflessione:
anche la memoria e l’uso di espressioni dialettali, possono offrire all’osservatore una serie di riflessioni sulle vicende delle nostre popolazioni. Perdere tale patrimonio rappresenterebbe un sicuro danno non dissimile dalla distruzione per ignoranza dei nostri momumenti storici: chiese, edicole votive, impianti urbanistici antichi e tracce della antica antropizzazione boschiva. Si rende urgente documentare e riconoscere molto di ciò che affiora dal passato ed è storia di una popolazione avvezza a misurarsi intelligentemente con le difficoltà quotidiane. L’odierna ventilata necessità di convivere confrontandosi con uomini e donne di diverse culture non ci esime, anzi ci stimola a riconoscere e valorizzare le radici della nostra civiltà. Anche le remote origini latino cristiane di una piccola comunità, che ha da sempre fatto della chiesa il centro della propria esistenza, dovranno essere conosciute e in un futuro, forse, amate da coloro che qui avranno la sorte di vivere, pur provenendo da molto lontano. Ma come si potrebbe far amare agli altri ciò che noi stessi riconosciamo a fatica, barattandone la sopravvivenza con la fede in una modernità senza passato?