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La chiesa di San Giorgio in Jerago

Note introduttive per una Storia di un recupero

Nell’accingermi a raccogliere queste note che vorrei organizzare in un libro, mi è caro rivolgere un doveroso ricordo e ringraziamento, che vorrei condividere con tutta la comunità di Jerago, a don Angelo Cassani, perché senza la sua volontà, il suo impegno e la sua determinazione, non potremmo raccontare nulla di quanto ci accingiamo a descrivere, perché tutto quanto oggi vediamo mirabilmente recuperato, in San Giorgio restaurata,  avrebbe seguito il suo destino di rovina sempre più degradante, fino a quando una ordinanza di un sindaco non avesse posto fine, a quella storia che si è rivelata millenaria.

San Giorgio rappresenta una pietra viva per la nostra comunità: essa racchiude, ed i sondaggi archeologici lo hanno rivelato, anche la primitiva chiesa elevata dalla nostra comunità. Preservare la nostra memoria storica rappresenta un atto di amore verso la comunità dove si vive e si opera. Comunità che si integra nel rispetto e nella condivisione delle sue origini cristiane, che oggi scientificamente possiamo stimare risalenti almeno al VII sec .

 Se penso a tutte le questioni che si sono dovute affrontare, ai mugugni da parte di chi, anche citando autori autorevoli, ma di diverso avviso, avrebbe preferito non fare o fare altro, ai dubbi, agli ostacoli superati, il poter oggi ammirare ciò che è stato recuperato, non può che riservarci una grande gioia .

A chi, paventando il costo dell’operazione, suggeriva come ultima critica, l’esistenza di monumenti ben più degni di attenzione, che pure andavano in malora,  citandomi ad esempio la cattedrale di Noto, con orgoglio voglio rispondere, che queste sono le memorie  che i nostri vecchi ci hanno consegnate e queste noi desideriamo tramandare ai nostri figli, perché meditando su di esse possano provare le stesse emozioni che noi abbiamo avuto la fortuna di provare.

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ul Campanin Rumanic da San Giörg

foto di Francesco Carabelli

In dul an dul Nost Signur          

milneuvcéntnuvanta e vun  

sin mitù a suna’ anca lur      

i campan da sto Cumun              

I sentivum pù canta’     

i fasévan pù ” din don ”           

vidéi gio’ in mèza al prà       

l’éra na désulazion                

An  duü tirai giò inséma            

parché éan périculus                

Don Lüis gavéa un patéma            

a vidéi li’ sanza vus              

Ma pérò la züca düra                

dul Don Angiul e d’Jéraghés        

una  Tur da gran fatüra            

han ridài a sto paés               

“Bèla roba! và sai fan!”            

a diséa cèrta gént                 

“sa peu viv senza campan!!!        

i duarian fa un bèl niént”         

“Sto marsciön d’un campanin!       

a lé tut da büta’ gio’…          

a lüstral cume un füsil            

in invece dré anca mò”              

Par furtüna che ai bàban                 

quèi balos g’han dài mia trà        

al Cüräd gh’han dài na man            

ghé andài inanzii i laurà            

Però adès che hann vidù’

ca ghèm chi na méraviglia    

i cipisan quasi pù      

ghé cambiäda la quadriglia”

Cunt un mücc da vulunta’             

tanta bona e brava gént

han scuprì na rarita’

a partì quäsi da niént!                                                   

Mo che ul campanin l’é li’

drizz in tüt ul so spléndur

végh un monumént inscì

lé par tüc un grand unur

n’han parlò fin süi giurnäi

tant le’ vec e tant l’è bèl

fa na copia écéziunäl

mitù inséma al nost Castèl

Finalmént quand ghé na fésta

quand g’avèm d’andà in gésa

o a na cérimonia mèsta

quand na copia la sa spusa.

séntirém sunà a distésa

opür trista na campana.

la ga ciamarà a surprésa

fin che Dio al ga mét a nana.

Poesia scritta da Cesare Ferioli in occasione del restauro del campanile di San Giorgio in Jerago nel 1991 (versione tratta da Anselmo Carabelli con Enrico Riganti, Le ricette della nonna. Cucina, usi espressioni, attività, feste religiose nella vita di un borgo dell’alto milanese tra il 1800 e il 1940, Collana Galerate, Tipografia Moderna, Gallarate, 2000)

Chiesa di San Giorgio restaurata

ricostruzione – disegno di Armando Vanzini

L’edificio, già chiesa parrocchiale di Jerago dismessa al culto verso il 1925, è stato completamente restaurato e salvato da sicura distruzione per la lungimiranza del parroco Don Angelo Cassani, recentemente scomparso.

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I lavori iniziati nel 1993 col recupero del Campanile rilevatosi romanico, databile X-XII sec, sono poi proseguiti col ripristino dell’aula e della cappella del Battistero.

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La chiesa come appare attualmente è il frutto di successivi ampliamenti ed adeguamenti. Si apprezzano una prima fase romanica, Campanile e tratti murari romanici X-XII sec. inglobati nell’edificio cinque-seicentesco. Alla fase tardo medievale XIV sec  è ascrivibile la cappella battesimale quadrangolare  con decorazione parietale con campiture a losanga in tecnica graffita del XV, la cui decorazione pittorica è attribuibile al XVII . Nella chiesa l’ampliamento settecentesco e’ evidenziato dal sopralzo del campanile e dal sopralzo dell’intera struttura, sostanzialmente rimanendo inalterati i perimetri nord e sud con modifica della facciata poi abbattuta per far luogo all’ultimo ampliameto del 1885. Di questo si vedono la nuova abside, ancora in mattoni grezzi, l’allungamento verso ovest con la creazione di due vani oltre la cappella battesimale, che consentono due piccoli matronei e palco per cantoria e organo sopra l’ ingresso principale. Mancano per l’osservatore la scalinata di accesso centrale e il portone di ingresso del 1885, eliminati verso il 1940 per motivi di viabilità. Le indagini archeologiche hanno confermato fondazione murarie relative ad edificio di culto antecedente al romanico, piu modesto di fase altomedievale VII-IX .

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