La forte industrializzazione che ha caratterizzato gli anni successivi alla seconda guerra mondiale ha compromesso molto la visibilità e la stessa esistenza delle vestigia antiche, sia naturalistiche che monumentali che caratterizzavano il nostro territorio; gli anni sessanta del secolo ventesimo hanno coinciso con una sistematica distruzione di tutto quanto anche vagamente ricordasse un passato povero, pericolo dal quale anche oggi non siamo purtroppo esenti, con l’affannosa ricerca di aree edificabili che rischia di annullare quel poco di verde rimasto.
Solo la presenza di Enti e persone amanti del bello e della storia, riuniti anche in associazioni: la Società Gallaratese di Studi Patrii, le pro loco, sensibili alla conservazione degli antichi cimeli, hanno permesso di conservare e di salvare a futura memoria molte vestigia antiche ed interi monumenti, ed in questo elenco di volonterosi non si ignori il grande impegno di molti uomini di Chiesa e delle Parrocchie.
L’identificazione dei monumenti, il recupero, la conservazione, lo studio degli stessi, rappresenta il modo immediato di avvicinare il pubblico alla conoscenza della propria storia e delle proprie radici cristiane.
E’ pure necessario saper suscitare interesse verso quelle iniziative attraverso l’apertura al pubblico degli stessi monumenti e, con una guida sapiente alla loro fruizione, rinnovare l’entusiasmo che permise l’inizio di molte avventure, artistiche, archeologiche, naturalistiche e culturali, ad esse associate e trasmettere alle future generazioni l’amore per il nostro territorio .
La chiesa di San Giorgio Restaurata in Jerago è un esempio di queste attenzioni ed anche il Parco della Valle del Boia nacque come percorso natura con l’ottica di conservare un ambiente naturale fra i comuni di Besnate, Jerago con Orago e Cavaria con Premezzo.
Brevi cenni sulla Chiesa restaurata di San Giorgio in Jerago.
La chiesa come appare oggi è il risultato del restauro iniziato nel 1990 per iniziativa del parroco don Angelo Cassani, col consolidamento e recupero del Campanile, rivelatosi in corso d’opera Romanico, con il successivo recupero dell’aula, così come appare oggi, e con il recupero del battistero e degli affreschi.
La chiesa come si può costatare è priva di ogni arredo sacro, perché dismessa all’uso del culto negli anni 20 del XX sec., col trasferimento degli stessi nella nuova parrocchiale. Da quegli anni comincia il degrado. Prima utilizzata come oratorio e aula di teatro e cinema parrocchiale, negli anni tra le due guerre, poi completamente abbandonata, con l’edificazione del nuovo oratorio e Auditorium, nonché della nuova canonica.
Un unico complesso parrocchiale di impianto sette-ottocentesco composto di: chiesa, campanile e canonica, con annessa cascina, per la sussistenza del parroco, con equile per il cavallo e torchio di pigiatura delle uve e cantina; fu abbandonato al degrado. Scomparirono per demolizione la canonica e le cascine; negli anni sessanta, rimasero in attesa del loro destino: la Chiesa, detta vecchia, col tetto ormai sfondato e cadente, il campanile pericolante e privo di campane, che nel frattempo erano state posate a terra perché inagibili all’uso.
Si può ben dire che osservare ora questo monumento di Chiesa antica e Campanile ancora funzionante, rimessi in ordine e fruibili è fonte di grande soddisfazione.
Un campanile prima ritenuto settecentesco si è rivelato, agli esperti, di costruzione millenaria. Il pensiero che dall’alto di quella torre, oggi non più accessibile, per evidenti motivi di sicurezza, si possa osservare lo stesso spettacolo di alpi ammantate di neve che si offriva a chi mille anni prima si fosse trovato nelle stesse condizioni di luminosità e di clima, beh questo è veramente impressionante e straordinario.